Treasury Library Canada

Resiste in cima alla mia classifica delle sorprese dell’anno e all’inizio non ci avrei scommesso un nichelino. Invece il primo giudizio sta trovando conferme a tutti i livelli, lasciandomi piacevolmente colpito. Il Canada mantiene le promesse. Un certo criterio selettivo ha sempre permesso a lavori di eccellente fattura di venire alla luce da quelle lande non più desolate, e la costanza di questi sviluppi è ammirevole. Se consideriamo che le produzioni made in U.K. sono desolatamente al tappeto e che negli States i nomi nuovi degni di nota sono sensibilmente ridotti rispetto a quanto avveniva anche solo un lustro fa, colpisce nel contrasto l’aumento vertiginoso di nuovi gruppi canadesi che fanno centro già con gli album d’esordio. Per i Woodpigeon non si tratta di un debutto ma quasi, considerando quel solo episodio precedente risalente al 2006. Quel che più mi ha fatto pensare in merito al talento creativo di Mark Hamilton è che ‘Treasury Library Canada’ era nato come regalo per una stretta cerchia di fan e sodali. Sulle prime ho anche pensato ad una dichiarazione buttata lì per scherzo, dato che non ci si capacita di come queste canzoni possano essere semplici rimasugli del disco precedente, eppure è proprio così.

Fortuna che qualche lampo meritocratico ha ancora modo di manifestarsi in questo pazzo mondo che è l’industria musicale. Non tutti i discografici sono così pazzi o avventati da lasciarsi sfuggire una buona occasione quando si presenta. I Woodpigeon sono senz’altro una buona carta, dato che i loro lati B riescono a costruire un intero album di ottime canzoni. Per tante altre band l’ultima delle gemme nascoste di ‘Treasury Library Canada’ sarebbe un inarrivabile punto d’approdo. Questo Mark Hamilton è un tizio da tenere d’occhio, sin dal prossimo passo della combriccola di Calgary, a quanto pare imminente. Si è formato in Scozia e si sente. Più che i soliti Belle & Sebastian i rimandi vanno tutti a quella Reindeer Section che più che un supergruppo pareva il frutto dell’ispirazione di un uomo solo al comando. Con i Woodpigeon la sensazione è la medesima, anche se il contorno è quello di un’autentica grande banda. Aggiungiamo i rimandi al sottobosco folk statunitense più recente ed il gioco è fatto. Un miracolo a ben vedere, ce ne rendiamo conto in misura crescente man mano che questi brani sono meglio metabolizzati: canzoni come ‘Knock, Knock’, ‘Anna, Girl In The Clocktower’ o ‘Bad News Brown’ sono destinate a restare, inevitabilmente. Con la certezza che abbiamo già in archivio un’altra fantastica sensazione Made in Canada, tanto più gradita se pensiamo che è clamorosamente inattesa. 

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