Piano Magic @ Hiroshima
12/11/2009 _ Il nostro (altro) concerto

 

 Ecco uno di quei concerti di cui conservo a fatica uno sparuto drappello di immagini e sensazioni, pallidissime in fondo all’ultimo cassettino della memoria. Davvero può essere stato tanto insignificante il più recente passaggio torinese dei Piano Magic? No, in effetti no. Anzi, tutt’altro. L’eco delle impressioni positive provate quella sera sotto il palco dell’Hiroshima si fa strada un po’ per volta, riportandomi una manciata di ricordi più concreti cui aggrapparmi. Da sole le fotografie direbbero poco, o forse no. Ecco, c’era Angèle David-Guillou, molto bella e frizzante, a compensare la non proprio formidabile emotività del leader, Glen Johnson. Lei sì che me la ricordo bene: ci ha fatto letteralmente scompisciare quando ha improvvisato ‘Beat It’ di Michael Jackson assieme ad un lanciatissimo Franck Alba, ridicolo assolo da virtuoso incluso nel prezzo. A Glen era partita una corda nella sublime sfuriata elettrica che aveva chiuso ‘Great Escapes’ e questa fu la pezza regalataci dalla spumeggiante francese per ingannare l’attesa, sotto lo sguardo indaffarato ed imperturbabile del cantante. “Vi piace Jackson?” aveva poi chiesto lei chiamando alla risata generale. E ancora:“A me il naso”. Le scarne note che mi ero appuntato quella sera assieme alla scaletta del live non potrebbero aiutarmi in alcun modo, ma non importa perché nel frattempo ho recuperato un’altra considerazione significativa partorita a caldo, forse ancora durante l’esibizione. Rimasi molto piacevolmente stupito dalla mezza rivoluzione sonora intavolata in quel tour dal gruppo di Londra. Reduce da una full immersion nella cupezza mai veramente amata di tanti loro album, non ultimo l’allora freschissimo ‘Ovations’, temevo che avrei trascorso quell’ora e mezza abbondante in compagnia di elettronica e coldwave macilenta, per quanto suonata da una band di altissimo livello come i Piano Magic. Chiariamoci, quella è la loro musica, nulla da eccepire. Solo – evidentemente – in quel periodo non è che ci andassi proprio pazzo. A togliermi dall’imbarazzo di una performance impeccabile ma narcotica pensarono loro stessi, attuando appunto alcuni accorgimenti stilistici sostanziali che hanno reso le loro canzoni estremamente pulsanti se non incendiarie. Molto più elettrici, molto meno elettronici di quanto previsto. Darkwave suonata con piglio inusuale, increspata sulla bella voce baritonale di Glen, con ampio spazio lasciato alle fantastiche digressioni dreamy e (in più di un caso) shoegaze della chitarra di Alba, eccellente sorpresa. Angéle, da poco tornata a farsi viva con un sophomore effort niente male del suo progetto collaterale Klima, si ritagliò una parte forse secondaria ma luminosa, poco invadente ma brillante per le essenziali coloriture di synth, delicata nei contributi di una chitarra extra, caricatissima alle prese con la drum machine e assai convincente nei limitati interventi vocali (su tutti quello in una versione tostissima di ‘Incurable’). Di momenti preziosi ora riesco a visualizzarne diversi: una fantastica ‘Silence’ (da ‘Writers Without Home’), anticipata non a caso da una richiesta di silenzio assoluto, con Alba a fare da batterista aggiunto ed un battito di mani ritmato anche da parte del non tantissimo pubblico; il drum ossessivo di tutta la band ad irrobustire ‘On Edge’, forse il più intenso dei nuovi brani (sugli scudi anche i metronomi umani Jerome Tcherneyan ed Alasdair Steel, il bassista dal look molto byrdsiano); Johnson intento a cantare stringendo nella mano un teschietto di plastica tipo quelli dei fascicoli ‘Esploriamo il corpo umano’; il tuffo indietro di venticinque anni con l’ottima cover dei Dead Can Dance che ha chiuso la serata con i meritati applausi. E poi naturalmente la David-Guillou, che nel presentare il gruppo prima dei bis ha insistito con la vena scanzonata: “Buona sera a tutti, siamo i Piano Magic. Grazie per essere venuti a questo nostro concerto di tributo a Michael Jackson”. Va beh. Non dovevo ricordare niente e invece ho allungato il brodo di quel tanto da farci un report quasi ortodosso. Segno che, effettivamente, proprio di uno di quei live da dimenticare non si trattava.
 
SETLIST:‘Recovering Position’, ‘The Blue Hour’, ‘Jacknifed’, ‘Dark Horses’, ‘Love and Music’, ‘Great Escapes’,‘Beat It’, ‘Incurable’,‘The King Cannot Be Found’, ‘The Faint Horizon’, ‘(Music Won’t Save You From Anything But) Silence’,‘Last Engineer’; ENCORE: ‘On Edge’,‘Advent’.

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