Crummy Desert Sound

       

Matt Rendon è uno di quei personaggi sensazionali che la musica alternativa statunitense non ha mai smesso di partorire. Non sarebbe avventato scomodare per lui l’appellativo di “geniaccio”, visto che la componente creativa rimane la più vulcanica e splendente delle sue peculiarità, ma mi risparmio in extremis la sbrodolata visto che tanti Soloni della critica potrebbero aversene a male, trattandosi di un artista che ama rimestare nel calderone del passato per elaborare zuppe non certo originalissime. Più accurata nel suo caso è la definizione di artigiano. Nel senso più completo e migliore del termine, intendiamoci, visto che il misconosciuto Rendon suona da solo tutto l’armamentario di una tradizionale rock-band, e lo fa in maniera eccellente. Tenuta in considerazione questa dote non proprio comune e addizionata opportunamente con un serbatoio di entusiasmo e fantasia non meno ragguardevole, ecco i Resonars, gruppo che esiste solo per proporre in ambito live le irresistibili canzoni sixties-oriented che il buon Matt scrive e registra in perfetta solitudine da oltre vent’anni. Questo “Crummy Desert Sound” è il settimo album di una carriera rimasta purtroppo nell’ombra iniziatica degli ultra-indipendenti: non il migliore, non il peggiore, sicuramente rappresentativo del suo autore e del patrimonio stilistico cui si attinge con estrema generosità. Un buon punto di partenza per chi ne voglia assaporare spunti e fragranze, specie se ha un debole per il Lennon di “Rubber Soul” o “Revolver”, per i caschetti dorati dei Byrds o i Who più leggeri. Meglio ancora, tuttavia, per un appuntamento rompighiaccio con Rendon e il suo power-pop non adulterato potrebbe essere il primo – insperato – Greatest Hits dei Resonars, se di Greatest Hits si può parlare a proposito della benemerita raccolta lanciata da In The Red a metà settembre. Si chiama “Greatest Songs of The Resonars” e qui sotto potete ascoltarne una bella fetta.

0 comment