Vic Chesnutt & Elf Power @ Spazio211

20-3-2009

 

E così anche il nome di Vic Chesnutt viene finalmente depennato dalla mia interminabile lista delle cose da fare, alla voce "concerti da vedere". Gradimento alto, a livello delle aspettative. Diversi elementi in questa esibizione mi hanno colpito abbastanza profondamente e qui li riporto. Per prima cosa la persona nascosta dietro l’artista, anche se sarebbe più corretto scrivere la persona "nell’artista". In effetti questo è stato uno dei rarissimi casi in cui ho letto una sovrapposizione perfetta delle due dimensioni. Può sembrare una forzatura ma vi assicuro che non lo è. Chiunque abbia assistito ad un concerto di Vic ve lo potrà confermare: la persona e il personaggio coincidono perfettamente. Forse da questo più che dalla semplice constatazione della sua ovvia diversità fisica nasce l’emozione che abbiamo provato. Non c’è atteggiamento. C’è un puro modo di essere, non un vero recitare. Vic sul palco è se stesso esattamente come sotto. Questa cosa traspare ed è potente. Poi c’è lui, che è impressionante per la passione che sa trasmettere. Ama quello che fa perché è la sua unica ragione di vita. E’ una lotta, lo si intuisce leggendogli addosso una stanchezza allucinante dopo un’oretta scarsa di concerto. Quelle mani così malridotte fanno l’impossibile. Accartocciato sulla carrozzina cerca sempre di dimostrarsi all’altezza della sua immagine interiore, quel volatile leggero che spicca il volo come il piccione di ‘North Star Deserter’. Lui entra in scena così, con un geniale espediente che alleggerisce l’imbarazzo, sdrammatizza, dona un tocco d’ironia e, perché no, di poesia. Stasera Vic mi ha dato davvero tantissimo. Gli ho fatto firmare le copertine di ‘Little’ ed ‘About To Choke’, oltre al cartonato di ‘Dark Developments’ ma lui lo ha fatto con grande gentilezza. Era sorpreso di ritrovarsi lì quelle vecchie cover. Gli ho dato la mano, ha capito quanta ammirazione provavo. Ho cercato di abbracciarlo e lui mi ha agevolato, sempre sorridendo, sempre con ringraziamenti (era lui che ringraziava me, roba da pazzi!). In scena mi ha fatto tenerezza più che compassione: lo guardavo sulla sua sedia, mentre dava il 200% per dimostrare quanto tenga a questo scampolo di vera vita. Non lo guardavo con pietà ma con grandissima ammirazione, con un sorriso di stima stampato in faccia. Era buffo come un bambino, disarmante e entusiasmante come solo i bambini sanno essere. Poi c’è stata la prova in sè, anch’essa superba. Merito anche di questi grandiosi Elf Power. Andy Rieger l’avevo sempre sottovalutato ma ora mi ricredo: sono band come queste a riservare le più belle sorprese. Stasera non sono state molte, anche perché si era in cerca di conferme più che altro. Quella ‘Indipendence Day’ però, beh…è tutto Vic Chesnutt, tutto il suo meglio. Ora devo solo ricordarmi di appuntarmi il suo nome nella non proprio interminabile lista delle cose da rifare, alla voce "concerti da rivedere".

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