Hawk

 

Penso di esserci andato giù pesante con il terzo e – si spera – ultimo album della premiata ditta Lanegan/Campbell ma tant'é, di forzare la sincerità del giudizio per sostenere a priori due artisti che pure ho sempre stimato non me la sono proprio sentita. Non questa volta. Questo disco, a dirla tutta, non avrebbe dovuto neanche nascere. Già 'Sunday At Devil Dirt' sapeva per molti versi di corda tirata, di rischio grosso. Una scommessa vinta comunque, miracolosa, un lavoro che ad oggi continua a piacermi se possibile anche più del primo capitolo di questa strana collaborazione. Sono opere riuscite per l'equilibrio estremo e la coesione che mostrano. Una magia, in un certo senso. Qualità che in 'Hawk' sembrano andate a farsi benedire, senza possibilità d'appello. Anche stavolta la critica generosa (o ottusa, fate voi) ha scelto di non voltare le spalle al tenebroso rocker e alla soave cantante scozzese, tirando in ballo giudizi alquanto campati in aria, fotocopie di quelli già sfoderati nelle precedenti occasioni ma in questo caso decisamente a sproposito. Non occorrono orecchie chissà quanto fini per rendersi conto che a questo giro prevalgono la noia, qualche idea di scarto e la replica sbiadita di quanto già fatto. Considerata la marginalità di Mark, nella scrittura come nel cantato, è presumibile che il nostro abbia accettato suo malgrado il rinnovo di contratto, senza crederci affatto. Prospettiva opposta a quella della deliziosa Isobel, che a queste canzoni ha dimostrato di tenerci pur non potendo salvarle da un senso di diffusa inutilità e di mediocrità, anche. Il suo lavoro e la sua abnegazione restano ammirevoli, come la sua voce e quella del compagno d'avventura. Ma l'urgenza è zero ed anche il materiale di partenza francamente modesto rispetto a quello dei primi due album. Quasi un disco solista per l'ex voce femminile dei Belle & Sebastian, con ospitate non proprio memorabili qua e la (pessime quelle di Willie Mason), che potrebbe aver senso come episodio anomalo ed interlocutorio nella sua carriera ma che vale veramente poco collocato sulla stessa linea di successione di 'Ballad of the Broken Seas', copertina (bella) a parte. Va bene ascoltare la Campbell che si cimenta con le ballate desert folk o con gli stereotipi dell'Americana più tradizionalista, ma se questo deve comportare un periodo di pausa ulteriore per l'ormai troppo rilassato Lanegan è meglio metterci un punto al più presto. L'ultimo suo vero disco, 'Bubblegum', è uscito ben sette anni fa. E' pretendere troppo che l'ex Screaming Trees la smetta di giocare a nascondino approfittando di qualsiasi progetto collaterale e torni a impegnarsi in qualcosa di veramente struggente e di suo? Da fan di entrambi, con tutta la benevolenza di cui sono capace, vorrei far sapere loro che di dischi come 'Hawk' nessuno sente il bisogno, forse neanche loro stessi. Se di lacrime e sangue si deve cantare, allora ci diano lacrime e sangue veri. Non un brodino insipido come questo. 

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