Kaki King & Cocorosie @ Spaziale 19-07-2010

 

Dopo il caso recente di un live report scritto da altri e con il quale mi ero trovato in perfetta sintonia, ecco il caso di uno spettacolo vissuto da me in maniera diametralmente opposta rispetto a chi ne ha riportato la cronaca in maniera comunque vivace e colorata, da bravo partigiano. L'evento in questione è stato il lussuoso doppio concerto estivo cui era affidato il compito di aprire la più recente edizione dello Spaziale Festival, con un parziale rilancio di nomi ed ambizioni rispetto all'annata precedente ma comunque nel solco di un evidente ridimensionamento rispetto a quel che la rassegna aveva offerto negli anni passati. Annunciato come "Cocorosie + Kaki King", in cartellone come nel report, questo live all female si è risolto per il sottoscritto in un rovesciamento delle gerarchie abbastanza impietoso per le sorelle Casady. Qui una premessa è d'obbligo. Le Cocorosie sono sempre state una di quelle realtà che dividono perché non facilmente incasellabili in comode etichette, perché estreme a loro modo e mai troppo inclini al compromesso. Le seguo praticamente dai tempi del loro delizioso esordio, 'La Maison de Mon Rêve', e non ho alcun problema ad ammettere che per lunghi frangenti ho apprezzato la loro musica, soprattutto certa loro freschezza. Sfortunatamente questa loro dimensione naif e genuina è andata via via perdendosi, rimpiazzata già con il terzo album da manierismi assortiti ed ossessioni formali che hanno inficiato la proposta di queste due folli artiste nel suo complesso. Le avevo già viste a Torino un secolo fa, nel piccolo Caffé Procope, ed erano state assolutamente convincenti nella loro mistura di deliri freak/psych ed incantesimi svenevoli, in piena fase "ingenua" se così la si può definire. Cinque o sei anni dopo la loro parabola è giunta al parossismo di un vero e proprio trash show, tra nenie misticheggianti senz'arte né parte, il prevalere di basi sintetiche e campionamenti dei più indigesti, parentesi deleterie (come un assolo di beatbox francamente pessimo) ed un divismo d'accatto a condire il tutto, specialmente da parte di una Sierra Casady a dir poco irritante. Prevalenza discutibile dell'ultimo album ('Grey Oceans', mediocre ma non da buttare), qualcosina da 'Ghosthorse & Stillborn' (che, in controtendenza con la critica, mi sono sforzato di apprezzare), appena una 'K-Hole' (e neanche poi irresistibile) da 'Noah's Ark' e lo zero assoluto dal disco di debutto. Ci sta. Spiace che le evoluzioni riscontrate in sede live siano state peggiorative anche solo rispetto a quelle comunque dignitose compiute in studio. Spiace soprattutto che molti spettatori avessero sguardi entusiasti alla fine di un'esibizione iniziata con mostruoso ritardo e durata ben poco per via dei capricci e dei vezzi estetici delle due eroine, troppo attente a lasciarsi desiderare e poco interessate ad incantare come facevano una volta. Molto bene di per contro, e lo dico con la parzialità di chi ignorava l'artista in questione, il set della favolosa Kaki King, praticamente per gli stessi motivi tirati in ballo a proposito delle Cocorosie e volturati in positivo. Simpaticissima, umile, anche timida nonostante un caratterino che emerge con evidenza mentre suona, la ragazza di Atlanta ha stupito per la capacità di rendere curioso e piacevole anche il lato tecnico della sua performance, con incredibili magheggi elettracustici sulle corde delle sue chitarre pazzesche in un costante crescendo da virtuosa che non si atteggia a prima della classe. Brani scavati all'osso, tutti scatti nervosi e vigorosa essenzialità ma anche capaci di impreviste coloriture melodiche. Non la conoscevo. Sono sicuro che su album riesca meno intrigante che dal vivo ma mi sento di promuoverla senza indugi vista anche la qualità umana limpidamente espressa. In fin dei conti una bella sorpresa ed una sòla erano preventivabili per cui non posso dire di aver avuto meno di quanto avessi messo in conto. Il risultato si è confermato quello della vigilia, solo gli addendi andavano invertiti.

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