Scott Matthew

Gallantry’s Favorite Son

       

Sembra proprio non farcela a sfondare il muro dell’oblio il tenero Zio Scotty, nonostante un ottimo terzo album in curriculum ed i relativi auguri indiretti del sottoscritto nel pezzo dedicatogli giusto un annetto fa. Il delizioso ‘Gallantry’s Favorite Son’ ha raccolto nel frattempo molto meno di quanto meritasse, poca visibilità, scarsa attenzione ed una ancora eccessiva dose di superficialità da parte della critica facilona, incapace di rinunciare ai comodi paragoni con gli infinitamente più celebri Antony & The Johnsons e Devendra Banhart, validi in misura sempre più relativa. Una sorte un po’ triste quella del delicato folker australiano, condannato ad un immeritato anonimato e, per paradosso, all’immancabile confusione onomastica con il quasi omonimo collega inglese Scott Matthews, altro abbonato ad una carriera di scarsi riscontri. E dire che in questo caso aveva fatto davvero tutto per bene: dopo aver sfogato la propria (minoritaria) vena rock nel suo progetto originario, gli Elva Snow, con un nuovo disco e relativo tour dopo diversi anni dall’ultima volta, era tornato in studio con le idee e l’umore adatti, convinto dei propri mezzi ed intimo al punto giusto, né troppo frivolo né troppo lugubre. L’equilibrio pregevole tra l’anima triste e quella aliena ad ogni amarezza fa di questa sua più recente fatica anche il suo lavoro più compiuto e riuscito, dopo le meraviglie imperfette dell’esordio ed un seguito non esente da ingenuità, forse un po’ troppo sopra le righe. Non è bastato, evidentemente, a fare di lui una star, ma chi già lo apprezzava non può che aver raccolto tutte le conferme di cui andava in cerca, oltre a quella prima maturità che ancora mancava nella casellina con il suo nome. Se non si lascerà condizionare dallo sconforto, Scotty potrà regalare ancora grandissime soddisfazioni ai pochi devoti che hanno riconosciuto il talento cristallino dietro quella voce d’angelo.

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Scott Matthew @ Castello Estense (FE)

09-07-2009

 

Estate povera di concerti per il sottoscritto, quella appena mandata in archivio, ma le soddisfazioni kingsize non sono mancate. Il drastico ridimensionamento del programma stagionale di Spazio, con la soppressione dello Spaziale Festival e la scelta di optare per un calendario ridotto e di basso (se non bassissimo) profilo, lasciava presagire il peggio per il periodo dell’anno in assoluto più fantastico per assistere a eventi dal vivo, specie all’aria aperta. Per fortuna quelli del Traffic hanno aggiustato il tiro dopo un paio di edizioni sottotono, chiamando come ospite principale Nick Cave a rendere estremamente golosa un’offerta poi impreziosita dai Primal Scream. Meno esaltante anche il panorama di nomi nel resto d’Italia, diversamente (come al solito) da quel che si poteva trovare nel resto d’Europa (Inghilterra, Spagna, Belgio, Germania, ecc..). A salvare un’annata che mi si sarebbe prospettata come priva di trasferte ha pensato lo zio Scotty. L’appuntamento con lui era d’obbligo, visti i precedenti (anche piuttosto comodi) persi negli ultimi due anni. Me l’ero ripromesso di rimediare alla mancanza, anche perché tante persone fidate (Barto su tutti, ma anche Frantza e Haga) ne avevano parlato in termini che non sembravano propriamente realistici. L’attendibilità di quei resoconti andava saggiata e quale occasione migliore di un concerto gratuito, in una bella città come Ferrara e nella venue fantastica del cortile di Castello Estense? Con tutte queste premesse resistere alla tentazione non è stato possibile. Ottima allora la scelta del pernottamento in agriturismo a Cocomaro di Cona, ad un tiro di sputo dal capoluogo. Ottima la cucina, gentili i titolari, indispensabile date le temperature mostruose la piscina peraltro deserta in mezzo alla campagna ferrarese. E la prima sera, per rendere tutto perfetto, il concerto di Matthew. Mai avrei immaginato di poter superare nelle impressioni le tante lodi sentite in merito all’artista australiano ma è proprio così che è andata. Entusiasmi non pareggiati ma sublimati, per quanto compilare una classifica delle emozioni personali vissute da individui diversi in concerti diversi possa sembrare (e magari sia) una bestemmia. Chi era presente potrà confermarlo: lo Scotty visto quest’estate a Ferrara è stato qualcosa di divino, inarrivabile. Anni luce meglio che su disco, un’interminabile sequenza di tuffi al cuore, un trionfo della gentilezza e della poesia fatte musica. Forse la sua voce, che da sola la dice lunga, ha fatto la differenza, forse no. Quello è un ingrediente sempre presente. A risultare determinante deve essere stata la miscela dei tanti elementi impeccabili che hanno animato la serata. Non ultimo il contesto ma anche, soprattutto, la scelta di orchestrazioni sobrie ed eleganti senza sembrare scarne, l’accompagnamento perfetto (perché colorato, ma non invadente) al cantato emozionante di Matthew. E infine anche lui come persona: senza dubbio, ha trasformato qualcosa di bellissimo in magia pura. Grazie Scotty!

 

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