Tame Impala @ Spaziale Festival   18/07/2011

    

Riciclo con piacere quello che è stato il primo ed unico live report scritto dal sottoscritto per Monthlymusic.it, se trascuriamo (come è giusto che sia) un adagio con lirica liberamente tradotta scelto per accompagnare tre foto di un recente concerto dei Flaming Lips a Grugliasco. Ne riparlerò presto, immagino, ma ritorno con decisione sul primo live italiano dei Tame Impala, vecchio ormai più di un anno, per imbucare con questo pretesto la notizia del loro imminente secondo album. ‘Innerspeaker’ era stata una delle migliori sorprese del 2012, ed una delle poche uscite con il marchio BNM (“Best New Music”) di Pitchfork sinceramente condivisibili. Non un capolavoro, considerata la giovanissima età media del gruppo australiano ed il ridotto ventaglio di soluzioni espressive di fatto offerte, eppure sufficientemente fresco ed originale da meritarsi qualche scampolo di attenzione. Ora che il nuovo ‘Lonerism’ sta per raggiungere i negozi, il timore di una mancata conferma potrebbe non essere così infondato. A conferma di questa tesi potrebbe bastare la prima parte del concerto torinese, raccontata nella mia recensione con una buona dose di sdrammatizzante ironia al di là di un contesto estivo piovoso davvero tutt’altro che piacevole, ma, in tutta onestà, francamente deludente. Per non passare troppo da critico spietato, mi è sufficiente segnalare le ben più lusinghiere parole con le quali ho chiuso quello stesso, scombiccherato pezzo, un esperimento senza dubbio carino ma evidentemente troppo distante dal canone asciutto della pura cronaca per meritare di non restare un semplice episodio pilota nel mio repertorio. Volendo infine spezzare un’ultima lancia in favore dei ragazzi di Perth, allontanando per quanto possibile le tetre ombre di una cassandra eccessivamente pessimistica, occorre ricordare che tre dei quattro Tame Impala ufficiali non si sono limitati ad una crogiolante dormita sugli allori poiché militano in un’altra compagine rock psichedelica che in questo 2012 è giunta addirittura alla quarta proposta del proprio catalogo: un progetto minore, questi Pond, eppure il loro ‘Beard, Wives, Denim’ ha già raccolto discreti consensi sulla stampa specializzata. Se da bravi manager del proprio talento hanno tenuto il meglio per la loro principale incarnazione, un altro bel disco dovrebbe essere praticamente garantito.

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