1Q84 – Libri 1 e 2 _Letture

       

Diamine se è accattivante l’immagine di copertina. Non parlo di quella straniera piazzata qui in cima, bensì dell’edizione italiana nei Supercoralli che sicuramente vi sarà capitato di incrociare in libreria: la dolce ed enigmatica giapponesina del Mercante in Fiera Dal Negro, piegata a scrutare l’imperscrutabile su una superficie riflettente che le restituisce quel volto da sfinge d’oriente. E’ la cosa migliore di questo libro, e qui vi spiego perché…

 

Tokyo, 1984. Abbandonato in tenerissima età dalla madre, e figlio di un uomo che con ogni probabilità nemmeno è suo padre, Tengo è un trentenne soddisfatto della propria modesta routine. Appassionato da sempre della matematica, per lui autentica comfort zone mentale, si tiene a galla grazie al magro stipendio di insegnante in una scuola superiore, grazie alla consolazione di fugaci incontri erotici – a cadenza settimanale – con una donna sposata che ha diversi anni più di lui, e al sogno, a lungo coltivato, di diventare uno scrittore. Per tecnica, nulla da eccepire, si è sempre rivelato molto più che dotato, ma è l’ispirazione vera, quella bruciante, a fargli difetto. Così i libri che da tempo presenta al concorso nazionale per romanzieri emergenti, del quale è anche selezionatore, non hanno ottenuto ancora nulla più che vaghe attestazioni di stima e richieste di collaborazione da parte dell’esigente – e alquanto controverso – editor Komatsu. E’ poi proprio quest’ultimo a commissionare a Tengo la riscrittura, in chiave migliorativa, de “La Crisalide D’Aria”, opera prima a dir poco sorprendente della misteriosa (quanto acerba) diciassettenne Fukada Eriko, detta Fukaeri. Il mite professore si trova quindi a dover fare i conti con un dilemma morale per un incarico, quello del ghost writer tecnico, che reputa evidentemente una frode. Lo scenario cambia tuttavia non appena il Nostro conosce di persona Fukaeri, idiot savant dal magnetismo evidente e dalla non meno irresistibile avvenenza, intuendo che le vicende da lei narrate nel testo potrebbero non essere semplicemente il frutto di una fervida immaginazione. Strane manifestazioni, in forma di minacciose epifanie, si faranno largo nell’esistenza del giovane dando via via concretezza ad alcune visionarie bizzarrie di un romanzo – “una François Sagan che ha assorbito le atmosfere del Realismo Magico”, nientemeno – destinato a tramutarsi subito in bestseller, assieme a un’accresciuta consapevolezza di sé come autore e come individuo bisognoso d’amore, guidato a riallacciare un legame di due decenni prima rimasto, purtroppo, solo un’inespressa trama del destino.

Scappata ancora bambina dalla casa dei genitori, insofferente ai rigidi dettami di una fede impostale senza riguardo alcuno, la timorosa Aomame si è tramutata nell’arco di vent’anni in uno spietato quanto inesorabile angelo della morte. Armata solo di un rompighiaccio di sua invenzione, al soldo di una donna benestante che con lei condivide i medesimi, dolorosi, “buchi nell’anima”, la ragazza si cimenta nei panni del killer seriale apparentemente privo di emozioni, “portando dall’altra parte” tutta una serie di individui dalla comprovata brutalità nei confronti delle donne, e implicitamente vendicando la morte violenta della sola vera amica che abbia mai avuto. Quando nel mirino finisce il Leader dell’oscura setta Sakigake, pederasta impunito, numerosi foschi segnali le si presentano, facendole intuire di essere stata schiantata – non si sa bene da quale forza sconosciuta o da quale scherzo del fato – in una sorta di mondo parallelo nel cui cielo risplendono due lune e dove il presente che conosceva ha lasciato il posto a una nuova e più subdola realtà, da lei chiamata per pura ipotesi 1Q84. Nel portare a termine quella che ha già deciso sarà la sua ultima missione, cosciente di condannarsi a un’esistenza di solitudine e fuga senza più legami, Aomame si mostra pronta al suicidio ma è scossa nel contempo dal conforto di una storia d’amore che ha radici profonde e che all’improvviso sembra essere diventata ben più che una remota chimera.

Due storie corrono parallele sullo sfondo della Tokyo impassibile del 1984, apparentemente slegate l’una dall’altra eppure destinate a incontrarsi dopo gli innumerevoli avvicendamenti in montaggio alternato orchestrati dall’abile sceneggiatore Murakami Haruki. Che si rivela impeccabile nel dispensare in maniera omeopatica un piccolo indizio dietro l’altro, come molliche di pane sul sentiero, così da alimentare l’interesse del lettore su due vicende in cui davvero poco di sostanziale accade in oltre settecento pagine, e ci si perde semmai nei vertiginosi labirinti del passato di Tengo e Aomame. La scrittura appare però troppo algida, lenta, ingessata, il ricorso alla distopia mostra presto la corda come vuoto espediente di scena mentre la commistione tra noir e fantastico ha più il sapore dell’artificio irrisolto che non del colpo di genio assai spesso evocato (a vanvera) da critica e pubblico. Così l’uso dell’inserto perturbante – i fantomatici Little People – si rivela vincente solo fin quando non viene esplicitamente svelato e scade suo malgrado nel ridicolo involontario, a metà strada tra i nani di Biancaneve e degli elfi con il vizietto del Grand Guignol. Il talento descrittivo resta innegabile, seppur vanificato dalla prolissità e da una reiterazione persino snervante, ma l’aura di mistero e misticismo, così come i velleitari richiami a “1984” di Orwell, si rivela un make-up posticcio che appesantisce una narrazione troppo schiacciata sulle facili suggestioni. Non funziona granché meglio la resa dei due protagonisti, tratteggiati minuziosamente ma in fin dei conti pallidi e immobili nella loro emotività negata, in quello stoicismo poco credibile fatto di eterne rinunce e di passioni infantili, ancorate a un passato comune francamente risibile. Si capisce subito che i loro destini saranno collegati. Peccato che per centinaia di pagine non si vada al di là di uno stucchevole sfiorarsi, che non ripaga il lettore della pazienza e rimanda in modo scaltro a un ulteriore capitolo. Quel “Libro terzo” che – almeno per chi scrive qui – non si muore certo dalla voglia di leggere.

6.1/10

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