Jonny

    

La freschissima notizia dell’imminente debutto per la Domino dei Lightships, nuovo progetto collaterale di Gerard Love dei Teenage Fanclub (coadiuvato tra gli altri dal primo batterista del gruppo scozzese, Brendan O’Hare, dal Belle & Sebastian Bobby Kildea e da Tom Crossley dei Pastels), non può che spingermi a rispolverare questo pezzo scritto un annetto fa a proposito dell’omologo esordio dei Jonny, altro side project di un membro della celebre band di Glasgow. Il primo album della nuova incarnazione di Norman Blake e dell’ex Gorky’s Zygotic Mynci Euros Childs ha generalmente raccolto ben pochi consensi, forse perché, visti i nomi, la critica si aspettava non meno che un mezzo capolavoro. Personalmente viene da pensare che sia stata fraintesa proprio l’essenza di una collaborazione immaginata dai due protagonisti come un diversivo spensierato, senza promettere nulla di stratosferico a nessuno. Ascoltando il disco secondo questa prospettiva sarà più difficile sminuirne il senso ed il valore, per quanto marginali possano essere. L’amicizia tra i due frontman, i palchi condivisi in giro per il mondo negli ultimi quindici anni, sono stati una ragione più che sufficiente per spingerli a scrivere e suonare qualche canzone pop insieme, ed è così che vanno inquadrati i dodici brani dell’album. Poi certo si potrebbe contestare che l’amalgama non sia riuscito proprio benissimo, visto che come ho scritto nel pezzo – sfruttando la metafora dei layered drink – i singoli contributi creativi si stagliano un po’ troppo nettamente all’interno dei vari pezzi, lasciando un’impressione di somma delle parti piuttosto che di sintesi. Alcuni episodi richiamano apertamente i Gorky’s, altri sono indiscutibilmente Teenage Fanclub oriented, mentre solo in un paio di casi il mix è davvero sbalorditivo. Il fatto che i riferimenti chiave delle due band britanniche riportino direttamente ai Beatles, ai Kinks e via dicendo, agevola comunque l’uniformità e la coerenza stilistica all’interno delle singole canzoni, evitando un effetto Frankenstein di non facile digeribilità. E poi – ma questo già lo si sapeva – Blake e Childs sono due fuoriclasse e si lasciano ascoltare ed apprezzare anche se non tutto il materiale di ‘Jonny’ può essere considerato proprio imprescindibile. Per avere un’idea della caratura e del potenziale, a parte il singolo ‘Candyfloss’  o un gioiellino come ‘Waiting Around For You’, potrebbe essere esaustivo l’ascolto del bislacco delirio psych-minimale intitolato ‘Cave Dance’: undici minuti che incarnano l’essenza di questo strampalato capriccio come nient’altro.

0 comment