La vita dopo Dio  _Letture

      

Era quasi inevitabile che, gira e rigira, mi capitasse per le mani un libro non troppo convincente di Douglas Coupland. Stupisce che l’opera in questione sia una di quelle più amate dal popolo dei suoi più affezionati lettori, quel ‘La vita dopo Dio’ che sin dal titolo pareva promettere spunti e considerazioni illuminanti come da bagaglio del romanziere canadese. La forma agile del diario con illustrazioni, tutto stream of consciousness e brucianti riflessioni, sembrava in effetti la più adatta a lasciare qua e là perle di cui far tesoro, un po’ come nello stile di ‘Generazione X’ ma con un taglio ancora più diretto, franco, lapidario. Effettivamente le pagine folgoranti non mancano, come il bel finale romantico à la ‘Into The Wild’ o alcuni passaggi sulla morte, sullo sgretolarsi dei legami affettivi e familiari, sulla solitudine. Però a prevalere, per una volta, è uno sconforto senza confini, una prospettiva molto meno “umanistica” rispetto agli standard di Coupland e quasi rassegnata ad un cinismo evidentemente non troppo nelle sue corde. Pur ben scritto, questo romanzo non mi ha conquistato. Anzi, mi ha lasciato un senso di vuoto impietoso e di tristezza che anche le sue opere meno ottimiste riuscivano sempre a scansare con lo humor gentile o l’empatia. Qui prevale piuttosto l’ironia incattivita dei senza speranza, uno sguardo più che legittimo sulla contemporaneità che non riesce a farsi amare fino in fondo. 

Quella dopo Dio è una vita senza più utopie e sogni bigger than life. Un’esistenza fatta di solitudini irriducibili, legami sfilacciati, giornate lente ed individui invariabilmente lontani dalla grazia, sempre sul punto di sbocciare tra i protagonisti di una storia fantastica eppure destinati a perdersi molto blandamente per strada, come gli animaletti raccontati alla figlia bambina nel viaggio delle prime pagine. E’ una vita scandita dallo scorrere inesorabile di un tempo che non porta mai con sé quanto promesso, che non si può fermare quando tutto diventa irreparabile e ci si è arresi alla propria incapacità di meravigliarsi, di emozionarsi, di elevarsi al di sopra della soglia dei comuni incubi condivisi e perfino di raccontare favole. Non c’è fatalismo questa volta, non ci sono consolazioni di sorta, nemmeno l’inferno. C’è spazio unicamente per la rassegnazione, laica ed estenuata, che può avere come unica catartica via d’uscita il ritorno alla beatitudine onesta, silenziosa e placentare della natura. Nella rinuncia a relazioni ormai svuotate di qualsiasi residua traccia di senso e bellezza, descritta dall’autore in questa sorta di breve diario della sconfitta, o album di istantanee bloccate nella mediocrità insipida di un eterno presente, si assiste senza troppo pathos ad un raffreddarsi delle speranze che lo scrittore canadese aveva lasciato in dote ai tre antieroi di ‘Generazione X’, al loro completo fallimento e alla deriva grottesca di idoli ormai vuoti come l’amore, l’amicizia, la famiglia, la solidarietà tra esseri umani. La struttura leggera di questi brevi racconti (con le loro illuminanti illustrazioni) contribuisce a rendere digeribile il libro in assoluto più triste e pessimista di Coupland, anche se la prospettiva volatile, inevitabilmente discontinua ed un po’ fumosa della narrazione non aiuta il lettore nelle sue riflessioni, finendo col togliere forza a quello che rimane così, nel migliore dei casi, solo un curioso mosaico di folgoranti bozzetti sul male di vivere contemporaneo. Certo lo humor non manca, si conferma anzi una componente chiave, ma non può da solo annullare quella netta sensazione di amarezza imperante che anima la soggettiva pensierosa di Scout su di sé e sugli altri. Emblematiche le sue parole, verso la fine: <<Forse abbiamo dovuto pagare un prezzo per la nostra vita scintillante, e il prezzo è stato l’incapacità di credere totalmente nell’amore. Al suo posto abbiamo ricevuto in dono una particolare forma di ironia che ha bruciato tutto quello con cui entravamo in contatto>>. E’ così anche per ‘La vita dopo Dio’: feroce a tratti, pungente, eppure troppo debole e disincantato. Apprezzabile, ma non certo il miglior Coupland.

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