La coppia libera del rock      _parte prima

 

Il 2010 appena andato in archivio è stato in un certo senso, almeno infinitesimamente, anche l'anno di una delle band cui sono in assoluto più legato, i Quasi. Riequilibratisi in forma di trio dopo un passato a due prossimo ai vent'anni, questi veterani del rock alternativo sono tornati a farsi sentire in tutti i sensi: a livello discografico, con l'ottavo capitolo di una carriera ormai di tutto rispetto, distante quattro lunghi anni dal precedente 'When The Going Gets Dark'. E poi dal vivo in Italia, paese in cui Sam Coomes e Janet Weiss avevano suonato con altre formazioni ma dove mancavano come Quasi da ben dodici anni. In quanto primo fan italiano di uno dei migliori (in termini assoluti, non soggettivi) gruppi indie-rock tout court, non avrei rinunciato ad un evento del genere neanche si fosse tenuto in meridione, oppure in Francia o Svizzera. La scelta di Bologna come tappa unica e la vicinanza di date con la visita dei padrini del genere, i Pavement, mi hanno ulteriormente agevolato nella pianificazione di una trasferta che resterà scolpita nell'album dei ricordi. Per festeggiare degnamente questo duplice ritorno, ho voluto seguirli e parlarne in rete a tutto campo. Non solo con l'ovvia cronaca del concerto, quindi, ma anche a livello più ampio, in termini di attualità (con una recensione di 'American Gong' su Monthlymusic.it) e retrospettivamente. L'occasione propizia in tal senso mi è stata offerta dall'amico Lorenzo 'Bandit' Righetto, a conoscenza della mia malattia per la band di Portland: avendo ascoltato diversi dischi del gruppo o di formazioni ad esso collegati ed avendo in mente un viaggetto a Bologna per il live, il buon Bandit si è proposto per un'intervista al terzetto dell'Oregon e, parallelamente, per una ampia monografia sul passato dei due musicisti chiave dei Quasi, da estendere dunque anche alle esperienze (ormai concluse) nei Donner Party e nelle Sleater Kinney. L'invito ad un'estemporanea collaborazione è stato quantomai gradito. Non avevo mai scritto per Ondarock e dubito di farlo ancora in futuro (avrei potuto pensarci per i Ballboy, ma se ne sono già occupati). Certo l'eccezione rappresentata da questo duplice progetto si è rivelata troppo ghiotta per non approfittarne. Innanzitutto mi ha dato la possibilità di incontrare i miei beniamini e parlarci (non molto, per carità), quindi di fargli un minimo di pubblicità sul sito che, in ambito monografico, non ha rivali (né per completezza informativa, né per seguito di affezionati lettori). E proprio la mono voglio presentare in questo primo post dedicato ai Quasi. Per ragioni ovvie in un certo senso, come necessaria introduzione ad una di quelle realtà poco note nell'attuale scena musicale indipendente ma assolutamente degna di attenzione e rispetto. Scrivere questo lungo resoconto mi ha richiesto qualche giorno di febbrile entusiasmo, visti anche i tempi strettissimi imposti dalla redazione di Ondarock a Lorenzo, ma alla fine il risultato credo sia stato soddisfacente. Positivamente impressionato dalla scoperta delle Sleater Kinney, Bandit si è occupato proprio del trio all female di cui la Weiss è stata per anni colonna portante, mentre Francesco Nunziata ha curato l'introduzione relativa agli oscuri (ma fondamentali) Donner Party ed io ho avuto campo libero proprio sulla mia band adorata. Trattazione sempre contestuale, senza tralasciare il dovuto riguardo anche agli episodi apparentemente marginali nella discografia del gruppo. Abbiamo deciso di non dare voti, limitandoci ad indicare eventuali dischi consigliati. Nessuna "pietra miliare di Ondarock", anche se 'Featuring Birds' potrebbe rientrare a pieno titolo nella definizione, almeno per quanto concerne i gusti del sottoscritto. Esclusa la raccolta d'esordio, non avrei mai dato meno di sette, anche all'album più recente (e bistrattato), ma – si sa – non è che io faccia testo. Come ne ho parlato su tutti i siti con i quali ho avuto modo di collaborare, insisto a maggior ragione su questa che è la mia pagina personale a tutti gli effetti, senza la necessità – per una volta – di recitare la parte dell'imparziale. Tutto più semplice. Il consiglio di ascoltarli, per tutti quelli cui non ho ancora rotto le scatole personalmente, è spassionato. La speranza è di arrivare a costruire, con il passaparola, una base di estimatori un minimo più rilevante della cornice di pubblico che li ha incontrati a Maggio al Covo di Bologna. Come sostengono gli allenatori subentrati dopo l'inevitabile sconfitta all'esordio, da questo punto di vista c'é però davvero tanto lavoro da fare…

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