Six

 

Tra i dischi ripescati dopo essere stati lasciati a stagionare per un anno o poco meno, l’ultimo dei Black Heart Procession è forse l’unico ad essere migliorato all’ascolto rispetto a quando lo valutai per indie-rock.it. Al termine di un’attenta e reiterata reimmersione nel ormai ampio repertorio della band di San Diego, attuata in preparazione al loro live torinese del maggio scorso, posso affermare con una certa sicurezza che la distanza che separa ‘Six’ dai suoi predecessori è assai meno netta di quanto scritto in quell’occasione, in termini di ispirazione, sonorità, canzoni. E’ vero che rimangono brani tipo ‘Wasteland’ che ancora fatico ad apprezzare, vuoi per l’andatura terribilmente flemmatica, vuoi per il mood sepolcrale con richiami eighties forse un po’ troppo forzati, estenuati sin quasi alla caricatura di una maniera. Il resto però funziona molto meglio di come avessi immaginato, pur non spiccando per originalità, e a tratti quest’album riesce a suonare addirittura godibile laddove l’avevo trovato noiosetto o troppo lugubre. Pezzi come ‘Suicide’, ‘Rats’ e soprattutto ‘Witching Stone’, lavorano egregiamente e tradiscono una semplicità nel songwriting e negli arrangiamenti realmente efficace, intrigante. Il contributo dei pezzi malinconici nel delineare la fisionomia di ‘Six’ e meno determinante, ad esempio, che non nei primi due capitoli della discografia del gruppo guidato da Pall Jenkins, ma resta innegabile che, a parte la non entusiasmante ‘Heaven & Hell’, titoli come ‘Drugs’, ‘When You Finish Me’ e ‘Iru Sulu’ fanno decisamente la loro figura. E poi ci sono i tocchi classici della band, quelli che riportano quasi naturalmente alla memoria i Calexico nella loro accezione più tormentata e meno spensierata: ‘All My Steps’ e ‘Forget My Heart’ – con ogni probabilità la più bella canzone del disco – entrano di diritto in una ideale raccolta con il meglio dei Black Heart Procession. Per un album che sembrava troppo stantio, mortifero, destinato ad un rapido oblio, non è certo poco questa leggera ma insperata risalita nel gradimento. Voto aggiornato: 7. Ed ora vediamo di sentire come se la cavano i rinati Three Miles Pilot con ‘The Inevitable Past is the Future Forgotten’. Esce a fine mese.

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