Broadcast @ Sala Espace

13-03-2010

 

Con la band di Trish Keenan finalmente dal vivo in Italia e forte di un più che discreto bagaglio discografico, per giunta in un luogo capiente ed ideale come la Sala Espace, le premesse per uno spettacolo soddisfacente c’erano tutte. Non era male il (pur frammentario) lavoro sperimentale realizzato l’anno passato con l’amico Julian House sotto le spoglie di Focus Group, anche se, con un fantastico repertorio di canzoni da parte, era più che lecito sperare in un recupero corposo dalla loro personale miniera di gemme pop del calibro di ‘Come on, Let’s Go’ o ‘Before We Begin’ (tanto per citarne due tra le tante). Il fatto che alla più logica delle soluzioni corrispondesse una reale attuazione di massima, con suddivisione del live in due momenti distinti – uno in teoria più ostico ed elettronico, uno più canonico e orientato al passato – pareva orientare la serata verso il coronamento dei sogni della vigilia. A stonare è stata però l’esecuzione, intesa sia come resa sonora che come partecipazione emotiva da parte della Keenan e di Cargill. In entrambi gli ambiti è tutto sommato innegabile che nulla ha funzionato come avrebbe dovuto o quanto meno potuto. Il suono proposto dai Broadcast è stato marziale, caotico, scuro e totalizzante, l’esatto contrario della spensieratezza (anche in salsa elettronica) o dell’inquieto fascino presenti in abbondanza nei dischi del duo di Birmingham. La band inglese ha poi colpito negativamente proprio per il poco calore dimostrato, sia sul piano di una comunicatività praticamente ridotta a zero che per la scelta di brani tra i più algidi e meno coinvolgenti di tutta la propria discografia. A rendere completo e irrevocabile il giudizio negativo, mio e di tutti gli altri spettatori nella buia sala di via Mantova, non solo l’aver dedicato venti minuti abbondanti agli indigesti sperimentalismi multimediali che hanno aperto il live, in una fosca gara di synth nerissimi che non hanno fatto altro che demolire le già scarne melodie di ‘Investigate Witch Cults Of The Radio Age’, ma anche la scelta pessima di non cambiare registro nella seconda parte e di limitare quest’ultima ad una mezzoretta del tutto insufficiente, viste le attese. La voce di Trish, penalizzata al massimo, è stata il grande assente della serata, assieme alle canzoni e all’atmosfera, al colore. Ci siamo illusi di poterci ricredere verso la fine, quando scampoli di luce hanno iniziato a filtrare nell’aria viziata dell’Espace. E’ stata un’illusione, appunto, la Keenan ci ha gelati salutando dopo nemmeno un’ora dall’inizio. Non può stupire, allora, come a tre quarti della stagione l’indegna prova torinese dei Broadcast resista in cima alla classifica dei più brutti concerti visti quest’anno. Forse non solo quest’anno.

0 comment

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Comment *