Tight Knit

 

Un nuovo disco dei Vetiver a brevissima distanza da ‘Things of the Past / More of the Past’. L’esperienza della reinterpretazione di vecchi pezzi country-folk, tutti nati nell’arco di un lustro appena (a cavallo tra i sessanta e i settanta), si è rivelata una palestra importante e preziosa per la band di Andy Cabic, evidentemente a suo agio nel confrontarsi con chicche da noi praticamente sconosciute (io avevo sentito solo il pezzo di Loudon Wainwright III, senza lasciargli il cuore comunque) eppure senz’altro significative nella formazione di questo autore. Uno che è considerato inesorabilmente un minore, uno dei tantissimi, ma ha cominciato a volersi smarcare dall’ombra lunga dei trascorsi con l’ingombrante Devendra Banhart. Se i risultati erano stati veramente sorprendenti con l’album di cover, di cui ho intenzione di parlare presto in maniera più diffusa, con questo ‘Tight Knit’ si torna coi piedi per terra ma con la consapevolezza di una buona maturazione nel songwriting di Cabic, più smaliziato e disposto a rischiare qualcosa uscendo qua e là dai binari sicuri ed ovvi di un folk intimista piacevole quanto ripetitivo. C’è meno effetto sorpresa ma una buona varietà di soluzioni, compreso un finale lisergico come non ne sentivamo da un po’ (e una strana parentela col vortice di ‘A day in the life’, tanto per tornare sempre alla casa madre). Soprattutto, al di là della pregevole scioltezza compositiva di Cabic, è formidabile il senso di piacere che gli arrangiamenti di queste canzoni trasmettono: più del valore in sè di ogni brano, c’è la comoda gratificazione all’ascolto, continua, morbida, avvolgente. Sarà pure epidermica come goduria, ma è sempre meglio di un disco dei Killers.

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