Thee Oh Sees @ Spazio 211   19/05/2011

    

Stanno tornando, non vedo l’ora. OK, precisiamo. Mi lamento spesso che a Torino ci sono pochi concerti significativi di valide band alternative e che, di questi, una bella fetta è rappresentata da gruppi che tornano magari dopo intervalli brevissimi a calcare gli stessi palchi. Non smentisco il concetto, tanto più vero in questa primavera a base di repliche e con ben poche sorprese degne di nota (tipo i Flaming Lips, che atterreranno ad un km da casa mia a Luglio e sono un inedito assoluto in città). In periodi di vacche magrissime come questi, tagliare in maniera corposa il budget per i concerti è una scelta dolorosa ma necessaria (ci sono tagli e problemi ben peggiori, intendiamoci), resa un po’ più lieve dalla consapevolezza che molto di ciò cui si rinuncia in fin dei conti lo si è già visto. Dubito – per dire – che tornerò a vedere gli Sleepy Sun. Per gente come i Lower Dens o la Jon Spencer Blues Explosion vivo una sorta di microdilemma. Non nutro invece il benché minimo dubbio riguardo ai Thee Oh Sees, una di quelle formazioni fuori catalogo che rivedrei sempre e comunque. Non perché possano offrire chissà quale variazione sul tema: il canovaccio, a grandi linee, lo si è colto con buona approssimazione nello show del maggio scorso a Spazio, e dubito ci siano elementi in grado di far pensare a stravolgimenti di massima. Ad esempio perché il tour che approderà in italia a metà giugno presenterà le canzoni del recente ‘Carrion Crawler/The Dream’, le stesse già riservate ai pochi fan in occasione della visita precedente, quella (in teoria) riservata alla promozione di ‘Castlemania’. Anche sullo stile non c’é molto da vagheggiare: il gruppo di San Francisco si produce in una miscela di grezzissimo garage revival, con sessione ritmica preminente e carta bianca alla scarduffata e vitale isteria del suo capitano, John Dwyer. Davvero improbabili ripensamenti in corsa o ritorni alla più educata forma retrò di qualche annetto fa, quando la dolce Brigid Dawson sapeva tener testa al suo partner artistico in protagonismo. Nonostante le presunte conferme sulla proposta, lo spettacolo di questi quattro californiani imbizzarriti sarà senz’altro garantito: come ho scritto nel report del live precedente, è alquanto difficile trovare in circolazione band capaci della stessa purezza dei Thee Oh Sees. Incontenibili e rumorosissimi, barbari ma nel contempo raffinati citazionisti, sono quasi un genere a parte oltre che un bel manipolo di musicisti talentuosi. Se ve li foste persi e quanto scritto su indie-rock.it (link dalla prima foto in alto) vi incuriosisse, non passerà molto tempo perché possiate rifarvi. 

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