Midlake & Beach House @ Magnolia, Segrate (MI)
13-07-2010

 

E' davvero difficile, per quanto mi riguarda, non dirmi d'accordo con quanto scritto da Cristiano nello stringato (ma esaustivo) live report di questo lussuosissimo doppio appuntamento dell'estate 2010. I Beach House ed i Midlake alla prova del fuoco live, finalmente, per un discreto estimatore di entrambi come il sottoscritto. "Discreto estimatore" è corretto. Per entrambe le band statunitensi non sono partito proprio dai primi passi ma dai secondi, quei sophomore albums che rispondono ai nomi di 'Devotion' e 'The Trials of Van Occupanther' e che negli anni passati ho letteralmente consumato a suon di ascolti (fisici, vivaddìo, non digitali eh). Per i due gruppi il 2010 ha rappresentato l'occasione propizia per far uscire in contemporanea (stesso periodo, forse addirittura stesso giorno) il fatidico terzo LP. Due dischi pregevoli 'Teen Dream' e 'The Courage of Others', ne ho già scritto su questa pagina (cliccate sulla pagina qui sotto) e ci tengo a ribadirlo. A fine dicembre  si sono confermati agilmente tra i migliori lavori ascoltati in tutto l'anno, con una seppur modesta preferenza per il nuovo dei texani rispetto a quello del duo di Baltimora: più in linea con l'attuale apprezzamento per il revival del folk britannico di fine anni '60 (sempre sull'onda lunga di certi autori – Espers, Greg Weeks, Six Organs of Admittance, Joanna Newsom – che nell'ultimo lustro sono riusciti a stregarmi), mentre la svolta pop adulta dei Beach House non ha saputo sciogliere del tutto alcune delle riserve che avanzai un annetto fa in sede di recensione, palesando maggior coraggio ma anche minor fascino rispetto allo splendido predecessore. Quello del coraggio potrebbe essere in effetti un comodo filo conduttore per questa risicatissima cronaca della serata. Il coraggio che i Midlake hanno sfoggiato sin dal titolo del disco, quindi nella rigorosa adozione di uno stile assai meno diretto ed immediato che non nella loro fortunata opera seconda, ed infine nella scelta di presentarsi dal vivo in una formazione molto più rock del previsto, con lo sproposito di cinque chitarristi cinque ed occasionali interventi in technicolor di piano e fiati, con virate verso il prog tutt'altro che timide. Il coraggio lo ha esibito durante l'intero set una spavalda Victoria Legrand, fedelissima al suo look con giacca d'ordinanza nonostante temperature abbastanza sfiancanti. Il coraggio lo ha messo in campo la regione Lombardia, capace di pretendere un balzello di parcheggio di cinque euro in un sito altrimenti non raggiungibile, fuori Milano. Il coraggio lo hanno dimostrato i potenziali fan del nord Italia, giunti infatti in numero alquanto basso rispetto alle attese ad uno spettacolo doppio con biglietto di ingresso dal prezzo a dir poco irrisorio (10 euro), viste le due formazioni sul palco. Il coraggio è stato infine anche il nostro, al cospetto di un'orda di zanzare che in questa zona, in piena estate, sono feroci al punto giusto. Chiusa la premessa occorre entrare nel merito delle rispettive performance. I Beach House hanno incantato, ma solo a tratti. Efficace l'impatto visivo freddino delle luci violacee/azzurrine (ma Victoria sarebbe stato carino vederla anche in viso ogni tanto) e della semplicissima scenografia a base di ombrelloni di peluche bianco. Preziosa la spinta pop conferita evidentemente anche in sede live da una semplificazione sonora alquanto evidente, con puntate verso le tinte pastello di un synth forse fin troppo protagonista (limitata la chitarra, senza dubbio).

 

L'incantesimo annotato nel copione lo si è avvertito distintamente, così come la qualità dei brani proposti, anche se una scaletta dominata da 'Teen Dream' non ha saputo corroborare il senso di magia che questa band e questa cantante sanno esprimere con indubbia naturalezza. Qualcuno ha detto che è mancata l'onda travolgente del nuovo disco, il che probabilmente non è falso (nonostante i titoli nella setlist). Personalmente io ho sentito l'assenza dei vecchi brani e della loro bellezza meno facile. Le splendide versioni di 'Gila' e 'Heart of Chambers' non mi hanno consolato che in parte, confortandomi anzi in merito alla bontà di questa impressione da vecchio (?!) nostalgico anche un po' rompicoglioni. Ottime comunque alcune delle canzoni recenti proposte, in particolare 'Walk in the Park' e 'Zebra', evidentemente già eccelse di loro. In controtendenza 'Norway': se su disco la detesto, dal vivo ha reso benissimo. Le maggiori disparità di vedute nel gruppo dei compari del forum di indie-rock.it sono emerse a proposito della performance dei barbuti texani guidati da Tim Smith. Perché sia ben chiaro, tengo subito a precisare che mi ritrovo nelle parole di Cris al mille per mille. La scelta di dare spolvero al proprio fantastico repertorio reclutando un altro paio di musicisti rispetto alle session di studio, puntando senza esitazioni il piede sull'acceleratore con una prova sanguigna e davvero robusta, ha pagato, eccome. Forse è mancata un po' di varietà negli arrangiamenti ma, personalmente, il coraggio (ancora!) nel rivoluzionare la veste delle vecchie (e giustamente osannate) canzoni di 'Van Occupanther' si meriterebbe il plauso anche del fan più osservante. Eccellente la compattezza del gruppo, godibilissimo il sound chitarroso conferito ai pezzi, anche nei passaggi più azzardati e a rischio pacchianeria. Io sono il più accanito detrattore dei cazzeggi hard-rock, ma la scelta di infiocchettare le canzoni con immancabili assoli elettrici (affidati ad un axeman giovane e spregiudicato) l'ho trovata tutt'altro che scandalosa. Sarà che avevo accolto molto bene la svolta stilistica dell'album, sarà che mi trovo in un periodo in cui ho una voglia matta di rock'n'roll (e l'ultimo Les Savy Fav nelle primissime posizioni del 2010 lo conferma), ma il concerto dei Midlake mi è sembrato entusiasmante, trascinante, coinvolgente e divertente. Altri l'hanno bollato un po' ferocemente come una squallida ostentazione di muscoli ed assortiti onanismi musicali, una forzatura che avrebbe limitato la genuina bellezza del loro disco più celebre. Sinceramente non trovo. Musicisti davvero bravi, tutti quanti, Tim ben disposto a lasciare loro la ribalta ed una scaletta che non fatico a definire superlativa, con tutte le vecchie meraviglie che sognavo di sentire (da 'Young Bride' a 'Bandits', da 'Roscoe' a 'Branches') e i migliori – proprio solo i migliori – episodi di 'The Courage of Others' ('Rulers, Ruling All Things', 'Acts of Man', 'Winter Dies' sugli scudi), il tutto impossibile da raccogliere senza partecipare cantando. Comunque la si descriva, un'esperienza travolgente.

SETLISTS. BEACH HOUSE: 'Turtle Island', 'Used To Be', 'Walk In The Park', 'Norway', 'Silver Soul', 'Gila', 'Lover of Mine', 'Home Again', 'Zebra', 'Heart Of Chambers', 'Take Care', '10 Mile Stereo'; MIDLAKE: 'Children of The Grounds', 'Winter Dies', 'Young Bride', 'Van Occupanther', 'The Courage of Others', 'Rulers, Ruling All Things', 'Roscoe', 'Acts of Man', 'Core of Nature', 'Bandits', 'Head Home', 'Branches'.

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