The Fleshtones @ United Club   04/05/2011

    

Se è vero che esistono tante disgrazie che non si augurerebbero a nessuno, vi sono anche innumerevoli esperienze che sarebbe bello tutti potessero far proprie, almeno una volta. In fatto di musica dal vivo, uno dei riferimenti che mi sento di far rientrare in questa categoria è senza dubbio l’incontro live con gli inossidabili Fleshtones, forse la band più divertente che mi sia capitato di ammirare sopra (e sotto) un palco, peraltro in più di un’occasione. Per la seconda in particolare ho scritto questo affettuoso e non certo imparziale live report, valido in fin dei conti anche per la prima, risalente ad un ormai preistorico concerto del ’98 all’Hiroshima. Come raccontare simili avventure a chi non abbia la minima idea di che deliranti show si tratti? Difficile, incompleto. Così almeno le parole nella mia cronaca, che pure riescono in parte a far riemergere quell’atmosfera unica e piacevolmente deragliante. I Fleshtones incarnano alla perfezione la purezza del rock’n’roll. Il suo spirito più genuino e scanzonato, la leggerezza gioiosa, l’inclinazione ad un carnevale perenne ed il piacere di fare musica assieme. “Festa” non è forse la parola esatta, ma è la prima che mi viene in mente. Dopo il pogo allegro di quella prima volta, per questo secondo rendez-vous avevo pensato (mi ero illuso più che altro) di poter “affrontare” gli attempati newyorkesi con quel minimo di distacco critico che fa sempre parte del mio bagaglio quando entro in un live club. Dispositivo della memoria ben acceso, macchine fotografiche scattanti, buona dose di impassibilità specie in caso di spacconate. Tutto inutile con i Fleshtones, come lo svolgersi sempre più scarduffato dello show dovrebbe aver dimostrato. Qualcosa più di quanto scritto nel report non mi riesce di dichiararlo, a parte che gruppi come questo sono una benedizione dalla quale si vorrebbe sempre venir baciati, possibilmente in un clima di totale condivisione. Ecco, mentre cercavo in rete la data esatta del concerto per questo pezzo di presentazione, mi ha spiazzato la scoperta che gli adorabili bastardi di Brooklyn l’hanno fatto di nuovo, nello stesso identico posto, il 20 marzo di quest’anno, e nessuno mi ha detto niente. Un’altra coccarda di merito per i Fleshtones è dovuta proprio alla frequenza delle loro sortite in Italia, oltre al numero esorbitante di concerti suonati dal 1976 ad oggi, motivo più evidente della loro fanciullezza imbattibile. Certo se questi eventi venissero anche un minimo reclamizzati, porca miseria…

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