Per sempre giovani con il power-pop (?)

      

E’ arrivato davvero sotto traccia a fine gennaio il nuovo disco di una piccola band statunitense che in pochi, senza dubbio, avranno mai sentito nominare: gli Imperial Teen. Carneadi della scena power-pop che con i primi lavori si segnalarono comunque come una delle realtà più promettenti in un contesto all’epoca (seconda metà dei novanta, primi anni zero) assai nutrito e vivace. Se l’impressione avuta quando usci il penultimo disco con quella ragione sociale, ‘The Air, The TV, The Baby and The Band’, era stata sostanzialmente sconfortante per gli affezionati della prima ora, può suonare ora come ulteriore campanello di allarme il fatto che tra i due album menzionati – quello ed il recentissimo quinto capitolo di una discografia altrimenti avvincente, ‘Feel The Sound’ – siano trascorsi addirittura altri cinque anni. Aspettative quindi molto basse per questo quartetto “doppia coppia” di San Francisco, in cui uno dei vertici maschili – è bene specificarlo – è nientemeno che il tastierista dei Faith No More, Roddy Bottum. Nomi anche questi che ai più sapranno inevitabilmente di altre stagioni, va bene, e in fondo proprio in una diversa fase va ricercato il meglio di questo prezioso progetto collaterale. Un esordio realmente straordinario quello di ‘Seasick’, piccola gemma scoppiettante lontana ormai la bellezza di sedici anni, quindi due seguiti più smaccatamente pop per quanto approntati con uno smalto scintillante, da vecchia scuola (soprattutto ‘On’, del 2002), e poi appunto la precoce senescenza del disco precedente. L’inatteso (a questo punto sì) ritorno in campo riesce se non altro nell’impresa di attestare per questa band californiana un livello di vitalità ancora soddisfacente. Il singolone ‘Runaway’ lo dice apertis verbis: il recupero di forma è incoraggiante, l’andatura pimpante, una grinta insperata ancora degna di questo nome nonostante l’impronta easy listening si confermi forse troppo marcata, sulla falsariga delle ultime cose.

Divorando un album non certo impegnativo per l’ascoltatore, si può comunque appurare come una certa banalità ipercatchy sul piano della scrittura e dell’arrangiamento rientri in realtà in una più generale, precisa e coerente scelta stilistica: suoni più morbidi, impasti vocali a rinforzo alquanto omogenei, chitarre regolarissime tenute però sempre a freno, pochi guizzi e nessuna sbavatura evidente per un bubblegum forse scolastico ma ancora (o nuovamente) abbastanza godibile. Per raccontare il parziale recupero di ispirazione basterebbero un paio di titoli dal lato A: ‘Over His Head’ riporta agevolmente dalle parti di ‘What Is Not To Love’, il sophomore del ’99 che conteneva autentici pezzi assassini come ‘Yoo Hoo’, capolavoro assoluto nel suo genere: è assai convincente nella sua inesorabile regolarità metronomica e nel suo scontroso appeal radiofonico anni ’80, come pure l’umbratile ‘Hanging About’, sottilmente contaminata dall’elettronica e solida anche senza voler strafare. Non è certo un capolavoro quindi questo ‘Feel The Sound’, ma un album schietto e compatto in cui si apprezzano gli scarti minimi (i diversivi twee di ‘The Hibernates’, le parche tastierine di ‘Out From Inside’, la chitarra dei bei tempi andati in ‘It’s You’). Certo la blindatura power-pop rischia di ridursi ad una mera gabbia sonora senza la cattiveria ed il fantastico retrogusto acidognolo (e vagamente obliquo) che rese di fatto irresistibile un disco come ‘Seasick’. Prendere o lasciare, insomma: fermandosi ai confronti obbligati con il passato remoto o cercando spunti alti è bene tenersi a debita distanza, mentre se si guarda con curiosità ed indulgenza al quartetto capitanato da Bottum si possono comunque raccogliere alcune soddisfazioni. La nostalgia non melensa di ‘Don’t Know How You Do It’ ed il sottilissimo velo di amarezza à la Flaming Lips nella conclusiva ‘Overtaken’ certificano che anche oggi gli Imperial Teen sono qualcosa più di una band (insulsamente) spensierata tra le tante.

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