La Sacra Famiglia                                          _Letture

    

Ora penso di poterlo dire con una certa convinzione, visto che tre indizi dovrebbero poter costituire una prova fatta: Douglas Coupland è un signor autore. Mi era piaciuto molto ‘Hey Nostradamus!’, un libro romantico e sincero come mi è capitato di leggerne raramente. Mi ero stupito e non poco apprezzando ‘Microservi’, più ostico ed in apparenza freddo, ma in realtà illuminato dalla stessa viva malinconia e da un entusiasmo di fondo non ruffiano che ho ritrovato di recente in un paio di reportage ben fatti sugli anni ruggenti di uno Steve Jobs ancora “affamatissimo”. Questo ‘All Families are Psychotic’ ha confermato in pieno quelle qualità che rendono così pregevole lo stile del romanziere canadese. Agilità, ironia, umanità, merci molto più rare di quanto si pensi in ambito letterario, anche se a giudicare dalla generosità delle recensioni si sarebbe indotti a credere il contrario. Mi fa particolarmente piacere anche una semplice considerazione extra: i tre testi di Coupland che ho letto finora non sono certo i suoi più celebri, né quelli che solitamente vengono citati nelle riduttive biografie da terza di copertina. All’appello mancano tra gli altri ‘Generazione X’, ‘Generazione Shampoo’ e ‘Miss Wyoming’. Soprattutto nel caso del primo – celeberrimo – avevo più di un timore ad imbattermici, forse perché convinto che le lodi unanimi ed il riconosciuto valore “generazionale” si sarebbero tradotti per forza di cose in una delusione cocente. Non lo dico perché mi piaccia passare per snob – Dio me ne scampi –  ma proprio perché guardo sempre con un certo scetticismo ai cosiddetti fenomeni. Ora che ho conosciuto il Coupland meno celebrato, apprezzandolo, penso sia giunto il momento di affrontare anche quello che qualche tempo fa sembrava destinato a diventare un mostro sacro.

Sette giorni in Florida al seguito della sconclusionata famiglia Drummond, riunitasi controvoglia dopo lungo tempo per salutare la prima missione nello spazio dell’unico vero genio di casa, Sarah. L’eccezionale pretesto narrativo, scelto dall’autore come necessario punto di partenza per questo romanzo, diviene immediatamente l’epicentro di un sisma che fa deflagrare nevrosi e luoghi comuni della tipica famiglia americana, per poi arrivare a salvarne dopo mille bordate il genuino spirito di fondo. Con la Florida eletta a ideale teatro di ogni possibile paradosso americano, ed il parco di divertimenti Disney World scento come emblematica punta dell’iceberg, il canadese Coupland costruisce un impagabile compendio di iperboli contemporanee dove non manca davvero nulla: una costante finzione iperrealista, i deliri scientisti, il consumismo sfrenato, la religione fai da te, la pornografia telematica, la malattia e l’autocommiserazione. Una miriade di espedienti socio-psicologici sono chiamati a deporre in un pirotecnico processo alla famiglia in crisi, destinato a concludersi con l’inevitabile assoluzione perche i personaggi de ‘La sacra famiglia’ (orrido rimpiazzo del titolo originale) riescono comunque estremamente simpatici e perché in fondo – per (ir)responsabilità condivisa – “tutte le famiglie sono psicotiche”.
Wade, protagonista e “peggior nemico” di se stesso, è un quarantenne pragmatico ma scapestrato che ha deciso forse troppo tardi di mettere la testa a posto, fermamente convinto che la sua esistenza non sia altro che una commedia di cattivo gusto. Un destino analogo sembrerebbe riservato al fratello Bryan, eterno infante con valide aspirazioni alla catastrofe, e ai due genitori separati: Ted, donnaiolo rovinato da troppi abusi, e Janet, madre coraggio assai poco politically correct nonché cuore pulsante di una cerchia familiare decisamente meno malata di quanto il romanzo non faccia intendere ad una lettura superficiale. Visto che anche i personaggi di contorno funzionano a dovere e la trama si mantiene scoppiettante dalla prima all’ultima pagina, si può chiudere senza problemi un occhio sulla digressione verso il fantastico che nelle battute conclusive spinge le vicende verso l’happy end. Non per questo Coupland può essere tacciato di buonismo. Tutt’altro: questo libro è feroce il giusto, pungente, ma senza mai sbracare. Molto semplicemente il canadese conferma di essere uno di quegli autori che amano trovare il buono anche in ciò che buono non sembra, preferendo di gran lunga storie tribolate ed antieroi pieni zeppi di difetti rispetto ai soliti fasulli soggetti figli della carta carbone. <<A volte vorrei che fossimo come le famiglie degli spot TV. Capelli ben pettinati, atteggiamento ottimista e piccole vite perfette>>, lamenta qualcuno ad un certo punto. Vero, ma in un simile caso ‘La Sacra Famiglia’ si esaurirebbe in una noia mortale, indipendentemente dalla perizia e dalla verve del suo creatore. Un romanziere che, ancora una volta, riesce nel miracolo di una scrittura agilissima e per nulla banale, divertente nel modo in cui muove la propria critica (neanche tanto velata) al costume, ed insieme toccante nel presentare un punto di vista non scontato sul presente, nel raccontare in modo credibile (e leggero) i sentimenti evitando ogni facile tentazione sentimentalistica. Le prime folgoranti pagine lo testimoniano in maniera innegabile, così come quelle amarissime ambientate nel monumentale parco di divertimenti di Orlando: <<Questo posto è una specie di “spegnisogni” cosmico. Tutto ciò che ti da è la sensazione strisciante che tuo figlio nella vita non sarà mai altro che un cliente. Che il mondo intero si sta trasformando in un casinò>>. Magistrale. Gelidamente ironico, gentilmente aspro, senza mai scadere nel cinismo o nelle gratuite provocazioni alla Palahniuk. Per quanto personaggi e situazioni tendano ad una deformazione che va al di là del plausibile e siano scientemente spinti all’eccesso, conservano sempre il proprio fondo di verità, oltre che di attualità, e non si avverte mai la sensazione di una comoda (e trita) satira sociale né della caricaturizzazione grottesca.
In questo risiede il vero talento di Douglas Coupland.

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  1. arm
    novembre 26, 2018 at 7:24 am (5 anni ago)

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