Quasi @ Covo Club, Bologna
22-05-2010

 

O "La coppia libera del rock, parte terza". Non si piazzerà in cima alla classifica qualitativa dei concerti visti l'anno passato ma il live dei Quasi a Bologna è stato per il sottoscritto il più atteso del 2010 e, con ogni probabilità, degli cinque/dieci ultimi anni. Come ho chiarito nell'apertura della recensione su indie-rock.it, oltreché nei post precedentemente dedicati alla band di Portland su queste pagine, i Quasi sono un gruppo con cui non ho modo di essere obiettivo. Potranno anche essere scarsi o datati, la loro inevitabile marginalità potrà essere né più né meno quanto meritano dopo una vita di passione musicale, non lo so e nemmeno mi importa. Per me rimangono una realtà inarrivabile nel quadro del rock alternativo e avranno la mia gratitudine in eterno, anche dovessero impazzire e pubblicare di punto in bianco boiate R&B o spazzatura pop tamarra alla Chris Cornell. Nel pezzo scritto per raccontare l'evento, secondo passaggio italiano in assoluto (e primo dopo la bellezza di dodici anni), mi sono dilungato insistendo sull'inevitabile parallelo con i Pavement, visti dal vivo appena due giorni dopo ed in fondo legati al trio di Portland per più di una ragione. Il confronto, apparentemente impietoso per i Quasi, si è rivelato invece strumento prezioso per deporre a loro favore, in qualità di veterani che non hanno mai smesso di combattere la loro battaglia (e con stimoli degni di essere tradotti in dischi) sui palchi o negli studi di registrazione. Come ho già avuto modo di scrivere, anche il concerto romano dei californiani è stato grandioso ed anche per quei cinque mattacchioni provo un affetto ed una riconoscenza sinceri. Tuttavia, per svariati motivi, i Quasi ed il loro live sfigatissimo per pochi intimi si lasciano preferire. Il concetto l'ho chiarito in coda al pezzo: una prova scarduffata e passionale, costantemente in balia degli eventi e degli umori dei suoi umanissimi protagonisti, aperta dagli improperi di una Janet con la luna storta, pilotata dall'imprevedibilità ferina di un Sam letteralmente adorabile e chiusa dalle bizze tecniche occorse ad una Joanna perennemente tra le nuvole. Tralasciando l'effetto nostalgia, valso per me ed immagino per pochi altri, l'orgogliosa e caotica serata dei Quasi si è tradotta in un autentico pieno di emozioni. Su tutto l'impressione, dall'intervista al casuale incontro in pizzeria, dal concerto vero e proprio alle simpatiche chiacchiere di commiato, di trovarsi di fronte a persone vere e proprie, non star inaccessibili. Sembrerà un concetto banale ma, abituati ad assistere a decine e decine di live in maniera meccanica e con sguardo da critici, una premessa tanto semplice è sempre la prima che si tende a dimenticare. Ho dovuto ribadirlo, perché mi sono arrivate tutte le risposte giuste al momento giusto: mi piacciono perché sono rock nell'accezione più pura del termine, perché sono brutti e sporchi ma indiscutibilmente buoni, perché se ne fregano e vanno per la loro strada, perché cantano con franchezza ma senza cinismo ed in fondo mi somigliano, eccome. E poi perché tra la verve scoppiettante dei pezzi nuovi e la ferocia di certi recuperi non si sono dimenticati di suonare una 'Sea Shanty' a dir poco pazzesca, la parabola perfetta di un'identità che si terrà sempre e comunque dalla parte sbagliata della strada. O da quella giusta, dipende da come la si pensa.

2 Comments

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  1. DortheaSmall
    gennaio 5, 2018 at 10:37 am (6 anni ago)

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    maggio 7, 2018 at 11:36 am (6 anni ago)

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