TOY @ Spazio 211   30/11/2012

        

Secondo live report per Ondarock, dedicato questa volta ai TOY. Un evento, quello di fine stagione allo Spazio, che non rientrerà nella mia personale terna dei migliori concerti dell’anno passato, pur avendo le giuste credenziali per piazzarsi in quella degli show più attesi (dietro senza discussioni ai Flaming Lips, che mai avevo avuto la fortuna di vedere) e di quelli che potremmo definire “imperdibili”, almeno per quei forzati della musica sempre a caccia di nuove sensazioni e di suoni che *potrebbero* fare tendenza. questo è un merito che ai TOY non potrei fare il torto di non riconoscere, avendo divorato a suon di ascolti il loro album d’esordio eponimo ed essendone stato opportunamente stregato, nonostante le suggestioni della cosiddetta darkwave / coldwave non abbiano mai prima d’ora incontrato particolari favori da parte del sottoscritto. Come ho giù ampiamente avuto modo di scrivere un po’ ovunque, quelli non sono i miei suoni. Eppure… Beh, eppure questo è un disco che va a segno, inutile nasconderselo. Sarà anche di moda, per quel che vale il termine, sarà studiato nel mix scaltro di freddezza dark, ardori punk e coloriture kraut, in una miscela – va detto con fermezza – comunque straordinariamente fresca e originale. Sarà anche fighetto o atteggiato, se ci si ferma al look dandy pretenzioso del frontman Tom Dougall e al suo broncio da schiaffi, naturale per quanto sembri un atteggiamento indossato con disinvolta strafottenza. Tutte impressioni, sia chiaro, magari cercate e cavalcate eppure buone solo per qualche nota di colore nelle cronache e nelle recensioni. La sostanza se ne infischia e racconta di una band incredibilmente viva ed attuale anche nel rimestare con passione nel passato. Sul piccolo palco torinese i TOY hanno rotto il ghiaccio del loro primo tour italiano senza chiacchiere e convenevoli arruffoni, limitandosi a suonare con furore benedetto e riuscendo nell’impresa di fare ancora più casino che in studio. Hanno anche dato conferme a chi le cercava dopo i preziosi ascolti del disco: suonano bene, sono affiatati e non perdono la magia di quel sound così miracoloso. Giovani, va bene, quindi migliorabili. Ma non valutati ai tempi con eccesso d’entusiasmo. Fanno sul serio i londinesi, questo è certo, e chissà dove potranno arrivare. Con un Dougall meno leggerino a livello vocale non mi sentirei di negargli a prescindere alcun traguardo. Quello sfracello di chitarre rombanti e affilate, perse in gorghi di psichedelia mai inutilmente fine a se stessa, potrebbero diventare un marchio di fabbrica, anche grazie ai raccordi pastello del synth di Alejandra Diez, unica fanciulla in squadra e davvero indispensabile. Vedremo. Per ora il live, pure non perfetto, ha dato ulteriori importanti indicazioni. Per una risposta che si spera definitiva, c’è da attendere il fatidico sophomore. E così sia. Al solito, prima foto per accedere al report, seconda per la galleria fotografica del concerto.

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