The Atlantic Ocean

 

Dannato Richard Swift! Aspettavo con vera impazienza la sua nuova uscita discografica e lui mi ha tirato uno schiaffone. A volte l’album che non ti aspetti può essere peggio dell’album che non arriva: la mia primissima impressione è stata più o meno questa. Ma il problema è tutto del fan, non dell’artista. Con i grandi talenti funziona così: occorre pazienza per seguirli nei loro repentini spostamenti, evitando di dare loro addosso quando emergono i primi problemi di sintonizzazione. Il "segnale" di Richard Swift stavolta non lo ricevevo granché bene, quindi mi sono lasciato andare all’idea (errata) di una clamorosa delusione. Il synth-pop lo digerisco non senza fatica se me lo regala la band "carina sì, ma buona una sera e via". Se è un cantautore a propormelo non posso non storcere il naso. Così almeno credevo. Il caso di ‘The Atlantic Ocean’, tuttavia, fa un po’ storia a sé. Al primo ascolto l’ho trovato rigonfio, kitsch, pacchianissimo e anche alquanto deboluccio. Più Prince che Lennon nei suoni, una smaccata esuberanza glam, l’insistita strafottenza retropop. Dedicandogli la giusta attenzione ho però scoperto che no, ero io a sbagliarmi. Ovviamente, vien da dire. In breve tempo i dubbi si sono sfarinati e ho realizzato che Swift è veramente un genio, un piccolo genio del ventunesimo secolo. Dopo quelle meraviglie screziate di folk sixties intitolate ‘Walking Without Effort’, ‘The Novelist’ e ‘Dressed Up For The Letdown’, il signor Ochoa ha con ogni probabilità realizzato il disco che sognava da tempo di creare, soprattutto con i mezzi di cui prima non aveva disponibilità. Ha avuto le chiavi dello studio di Jeff Tweedy e si è sbizzarrito con sonorità eighties a lui evidentemente molto care, rivelando però una fantasia, un’eccentricità generale che hanno dello sbalorditivo. Se non c’erano timori circa la conferma delle sue doti straordinarie di performer (il falsetto della lunare ‘Lady Luck’ varrebbe l’acquisto da solo) il più emozionante dei successi riguarda il songwriting, per nulla indebolito nell’alleggerimento pop ed anzi sempre felicemente orientato ad una gustosa classicità. Risultato quindi spiazzante per i suoi aficionados, ma gradimento esaltato con gli interessi dopo ascolti ripetuti. In tempi recenti la citazione intelligente in ambito musicale ha trovato pen pochi artisti su questi livelli: nonostante la mole di bei dischi intercettati negli ultimi dodici mesi, farei fatica a non tributare a Swift l’ennesimo riconoscimento tra i migliori album dell’anno.

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