No Age + Abe Vigoda  @ Spazio211      29-10-2010

 

Doppietta incredibilmente rumorosa quella di questo live tutto feedback andato in scena sul piccolo palco di spazio qualche mese fa. Lotta apparentemente impari per i giovani Abe Vigoda, formazione californiana che su disco mi ha quasi sempre detto molto poco (discreto il recente 'Crush', abbastanza insulso il tropical punk dei tre lavori precedenti), al cospetto dei ben più rinomati No Age, uno di quei gruppi esaltati dalla critica più modaiola (e scortati con tutti gli onori da un hype sin fastidioso) ma – va detto – con piena cognizione di causa, per una volta. La presentazione al pubblico torinese dell'apprezzato secondo album 'Everything in Between' (uno dei miei dischi dell'anno per il 2010) non poteva che trasformarsi in un evento, indipendentemente dall'apertura affidata ad un'altra band statunitense. Ovviamente lo è stato, ma il merito va condiviso con l'orgoglioso e tostissimo set del gruppo spalla. Temevo di dovermi sorbire una versione più esagitata dei Vampire Weekend, col pop rimpiazzato da questa synth-wave per replicanti, ed invece gli Abe Vigoda si sono resi artefici di una prova rock assolutamente apprezzabile, con chitarre taglienti, sezione ritmica spaccatimpani (bravo l'imberbe batterista) e doping sintetico ridotto al minimo indispensabile. Un live gagliardo quindi, anche se non sufficiente per mettere in ombra l'esibizione di Randy Randall e Dean Spunt. I No Age hanno "spaccato", come dicevano i ragazzini sudaticci uscendo dal locale. Sono andati a segno suonando esattamente ciò che ci si aspettava da loro, ovvero un noise sibilante e schiumosissmo, ma soprattutto suonandolo al meglio. In questo senso – e solo in questo – si può dire che non c'é stata partita: i No Age sono autentici fuoriclasse e lo hanno ampiamente dimostrato. Serata molto divertente, comunque, credo che il report su indie-rock lo faccia trasparire con la dovuta ironia. Espediente necessario per raccontare anche la mia masochistica prospettiva di testimone e fotografo in prima fila, graziato per una volta dai marosi del pogo ma evidentemente troppo esposto e compromesso per risparmiarmi un paio di giorni senza udito. Il bello di serate come questa sta anche nella posizione scelta e difesa sotto al palco, inutile cercare scuse. E poi il sacrificio auto-impostomi mi pare ancora oggi il minimo, nel ricambiare la generosità rock di due band di questo livello.

0 comment