Marissa Nadler @ Spazio211

16-5-2009

  

Nelle previsioni della vigilia doveva essere quasi una condivisione del palco con Greg Weeks e sarebbe stato un concerto incredibile, ne sono certo. Ma era davvero troppo bello per essere vero, un passaggio presentato assolutamente in sordina eppure ghiottissimo per gli appassionati come il sottoscritto. Ed infatti Mr. Espers non si è fatto vivo, presumibilmente per altre scelte strategiche e promozionali che lo hanno fatto desistere dal venire a presentare a noi, terzomondo italico, le canzoni di un disco uscito ormai un anno fa (‘The Hive’). Peccato davvero, ma sono convinto che l’occasione di ascoltarlo dal vivo da queste parti non mancherà di ripresentarsi. Sarà difficile comunque la coincidenza di un tour condotto in parallelo con Marissa Nadler, dato che lei il suo giretto promozionale l’ha portato fino in fondo anche in Italia. L’idea di vederli insieme sul palco alle prese con i pezzi di ‘Songs III’, l’album che lui ha prodotto magnificamente per lei suonandoci pure, era veramente allettante. Nonostante ciò la ragazza ha fatto benissimo anche da sola, appena accompagnata da un terzetto di musicisti molto "backing", molto poco appariscenti in ogni senso. Non stava bene Marissa, lo aveva annunciato Teddy riferendosi alla serata milanese. Sofferente e a disagio ha mostrato abbastanza chiaramente di voler stringere i denti e portare a termine la missione. Quel che più ho apprezzato è il modo in cui lo ha fatto. Non come un compito da fare comunque, ma come una prova da vivere con la consueta serietà e passione, al di là delle difficoltà del momento. In questo ha mascherato benissimo i dolori e l’influenza e ci ha regalato un concerto semplicemente meraviglioso, breve ma molto intenso. Di loro le canzoni sono fantastiche ma la voce, beh, è stata all’altezza dell’attesa. In più di un’occasione (‘Dying Breed’, ‘Mistress’) ho avuto quasi la pelle d’oca per la profondità e la pienezza del suo cantato, in un’interpretazione semplice e cristallina, come lei in fondo. E poi ha fatto la solita cover di Cohen (‘Famous Blue Raincoat’) rasentando la perfezione, lasciandoci ammirati a bocca aperta. Devono aver provato un po’ tutti le medesime sensazioni, dato che per una volta il vociare un po’ becero sul fondo della sala non si è minimamente avvertito. Forse si è trattato finalmente di un atto di rispetto nei confronti di un’artista vera, per giunta in difficoltà. Bravissima Marissa, peccato quando mi hai detto che il fantastico vinile di ‘Ballads of Living and Dying’ era finito: fartelo autografare sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta. Ma non importa, non era logico pretendere qualcosa di più da una serata in cui non hai fatto rimpiangere l’assenza di un grande come Greg Weeks.

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