Songs For Swinging Lovers

 

Tra le mie recensioni per Monthlymusic.it, quella dedicata al secondo album degli Indelicates si è rivelata forse la più soddisfacente da elaborare e scrivere, un po' come quella del loro esordio uscita per Indie-rock. Probabilmente è tutta una questione di gusti e il mio problema è quello di essere troppo schierato, troppo di parte. Se è così, beh, ci sta. Qualcuno me lo ha fatto notare e ha espresso un rifiuto netto per questa esuberante giovane band inglese, di quelle che rigorosamente o si amano o si detestano, mentre altri hanno invece abbracciato con entusiasmo il credo irriverente e lo spleen fuori moda di questa adorabile coppia di artisti pop-rock. Il perché del piacere di parlare degli Indelicates nasce quasi sicuramente dagli Indelicates stessi e dalla loro attenzione alla parola. Non soltanto l'essersi affermati in qualità di personaggi, con una formazione avvenuta in ambito teatrale oltreché musicale, ma anche l'aver chiarito dal primo istante di avere molte cose sensate da cantare. Ecco, il divertimento nel raccontare 'Songs for Swinging Lovers' deriva proprio dalla miriade di spunti mai banali che è possibile cogliere tra le righe. Ammetto che in genere tendo a non soffermarmi sui testi dei dischi di cui parlo, più che altro per pigrizia. E' un limite grave per chiunque ambisca al rango di critico, pure dilettante, perché un disco non è fatto solo di note ma anche di parole, per quanto ogni album faccia in tal senso storia a sé. Con gli Indelicates ignorare la componente poetica legata ai testi si sarebbe rivelata una pretesa non soltanto impossibile, ma proprio assurda. Va bene parlare dell'eleganza di certi arrangiamenti, di languori pianistici e parossismi hillibilly, ma al di là del caleidoscopio stilistico della parte musicale alberga in questo ottimo sophomore un'analisi amara quanto lucida sulla crisi senza uscite della nostra generazione e di un'Europa privata di ogni dignità nel proprio decadente immobilismo. Lo stesso vecchio continente che in 'American Demo' era messo alla berlina per la sua sudditanza culturale e politica nei confronti degli opulenti ed ignorantissimi Stati Uniti, e che ora riceve il colpo di grazia nel rinnovato scetticismo dello sguardo comunque romantico di Simon e Julia, perdenti coscienti di essere tali. L'esordio continuo a preferirlo perché era sinceramente esplosivo, abrasivo, incontenibile, nihilista ma a suo modo tenerissimo. Dietro 'Songs for Swinging Lovers' c'é invece meno irruenza e più calcolo. Non cinismo, benintesi, perché gli Indelicates sanno essere feroci ma non sono certo ipocriti, né gratuiti nei loro affondi. Diciamo che c'é più disincanto, l'elaborazione di un lutto, in un certo senso, che grazie al cielo si smarca in agilità dal rischio di tradursi in maniera. Lo spirito resta quello, audace e genuino, arricchito da una maggior consapevolezza dei propri mezzi e da una più riuscita amalgama tra le due voci e tra i vari strumenti. Ancora un grande album quindi, tanto più interessante quanto maggiore è l'attenzione riservata a come loro stessi si raccontano in canzoni come 'Savages', ritratto senza macchie di una irriducibile inadeguatezza, o 'Anthem for Doomed Youth', autentico inno generazionale che ci accomuna tutti nella sconfitta, purtroppo.

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