Embryonic

 

“Questo non è un album”, farebbe scrivere Magritte in calce alla copertina. Direbbe il falso ovviamente, ben sapendo di avere ragione. ‘Embryonic’ non è un album, è la liberta assoluta di fare musica. Rubando al sessantotto e a Marcuse una formula ormai logora, lo si potrebbe definire con una certa pertinenza “l’immaginazione al potere”. Questo non è un concetto che ho riportato nel pezzo dedicatogli, ma solo perché in quel caso ho preferito non soffermarmi affatto sul disco. ‘Embryonic’ non è un album di cui si possa scrivere come di qualunque altro, vivisezionandolo, azzardando paragoni con questo o quell’artista, riportando meccanicamente esiti di scansioni stilistiche spesso campate per aria. Per il nuovo Flaming Lips il giochino del bravo recensore lascia il tempo che trova, non solo (o non tanto) perché di un lavoro tutt’altro che agevole si tratta, ma proprio perché le parole suonano dannatamente superflue. Per la prima ed unica volta, quindi, mi sono mosso in linea con i dettami di Monthlymusic.it, regole narrative che posso comprendere ma non ho mai condiviso: la scrittura libera è una palestra fantastica, uno sfogo eccellente che è sempre bene essere in grado di coltivare, anche se rimane campo per esercizi un po’ sterili quando sceglie di sfruttare la musica come mero pretesto. E’ un’opinione personale, chi gestisce quel sito la conosce e – devo dire – mi ha sempre lasciato la licenza di operare al di fuori di quella norma, con estrema autonomia. Una indipendenza che, nel rarissimo episodio di cui sto dando testimonianza, mi ha consentito di adeguarmi a quello stesso schema appena criticato e di servirmene. Non è una questione di incoerenza, anche se mi tocca ammettere di aver ceduto al compromesso. Ho scelto di parlare in questo modo di ‘Embryonic’ perché in un certo senso è stato il disco stesso ad impormelo. Limitarmi ad un elenco di semplici notazioni formali sarebbe stato poco consono ad un album che di studiato a tavolino ha davvero molto poco. Ho ascoltato svariate volte quelle che si fa fatica a definire canzoni, almeno nel senso canonico del termine, quindi ho dato mandato alla fantasia di abbozzare una sceneggiatura immaginaria per la pellicola appena visualizzata nella mia testa. Lavoro insolito per me, un po’ come costruire un film partendo dalla colonna sonora e non viceversa (mi viene in mente ‘Yellow Submarine’ comunque, a confortarmi, ma anche per i videoclip vale lo stesso principio). Aggrappandomi alle sonorità più utilizzate da Coyne e soci in questo lavoro (come in altri precedenti) è nato quasi automaticamente un richiamo allo spazio. L’idea del viaggio, vero filo conduttore della vicenda, mi è parsa ideale per dare sostanza narrativa al pezzo, mentre i costanti accenni ad una psichedelia assai variegata per forme e sviluppi mi hanno come invitato a lasciare un’allusione alla parallela sfera dell’inconscio, del ricordo, di un passato terrestre che potrebbe coincidere con il futuro sognato dal protagonista. Le immagini evocate, naturalmente, corrispondono a determinati risvolti sul piano musicale, magari ai titoli delle canzoni (vedi l’ovvia “danza delle costellazioni”) oppure palesano qualche assonanza rilevata nei confronti di altri lavori della band (quell’autunnale “ribellione cosmica” è una citazione sin troppo scoperta). In parole povere ho operato con la stessa libertà che ‘Embryonic’ mi suggeriva, partendo da una base di riferimenti tangibili ma muovendomi poi guidato dal piacere delle associazioni disinvolte, dell’improvvisazione, dello scrivere per gusto e niente più. Se ancora non avete ascoltato il disco in questione (e magari siete tra i pochi a non conoscere quei pazzi dei Flaming Lips), non cercate da me indicazioni precise in proposito perché non sono disposto a fornirvele, almeno per una volta. Mi limito a dirvi che ‘Powerless’, ‘Convinced of The Hex’ e ‘Watching The Planets’ – davvero ideale come conclusione – sono i brani che preferisco. Magari la troverete tutta fuffa trash senza capo né coda, pretenzioso onanismo noise o scaltra presa per i fondelli nei confronti di qualche fan (mentalmente) in disarmo come il sottoscritto. Può darsi sia così. In ogni caso, provate ad ascoltarlo e avisualizzare il vostro personalissimo film. Buona visione.

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