Client @ Spazio211

07-05-2009

  

Un po’ plastificato e bambolesco il viso di Sarah Blackwood al concerto delle Client. Ogni sera deve essere così, purtroppo per lei. Ero lì esclusivamente come curioso e per recensire il live, per cui non è che mi aspettassi granché. Dalla musica soprattutto, anche se pensavo che come esperienza sarebbe stata più divertente. Invece no, la resa acustica è stata per due terzi di set abbastanza scialba, piatta, falsa e senza sfumature. Giocoforza per l’ascoltatore ed osservatore presente con assoluta imparzialità, per una volta, l’unico ripiego consisteva nel vivere la performance proprio dal punto di vista non strettamente musicale. Il piano attoriale, diciamo. E’ stato interessante e grottesco insieme, per come si è svolto, per il pubblico che c’era, per i meccanismi ripetitivi sin quasi alla farsa che un simile concerto non può che tradurre in ritualità, fasulla e plastificata appunto, eppure non priva di un suo lato bizzarro e affascinante. Voyeurismo a manetta, che si vorrebbe chic ma qui da noi fa irrimediabilmente un po’ di tristezza. Spettatori emozionati per una mossetta, per una posa maliziosa, per dei guanti neri, intenti a rimbalzare i propri feedback emozionali (?) sulle Client in una sorta di triste danza delle parti, recita sopra e sotto il palco. Molto belle le tre attrici protagoniste, invero una soltanto, la diva Sarah. Un po’ allucinante tutto quel trucco sulla faccia, parossistico e smascherato dall’inevitabile e copiosa sudata. Faceva già molto caldo di suo, presentarsi con la terribile divisa invernale ha peggiorato le cose. E così la scaletta bagnata, a fine serata, non emanava proprio un gradevole aroma di violette… Pazienza, in quanto a generosità non si possono criticare le tre ragazze inglesi. Meno valida è stata proprio la prova musicale, ma ho avuto immediatamente l’impressione che quella non fosse la dinamica cruciale di questa e di tutte le loro esibizioni. Uno spettacolo doveva essere e in un certo è stato. Verso la fine poi anche in termini espressivi le cose hanno iniziato a funzionare, per cui abbiamo avuto un assaggio di quello che dal vivo le Client possono fare. Certo senza tutta la cornice di provocazioni all’acqua di rose non staremmo neanche qui a parlarne: di gruppi electropop ce ne sono tanti, anche migliori, e nemmeno ci interessano così tanto da andarli a seguire in prima fila nel caldo asfissiante di un salone chiuso e pieno zeppo di gente. C’è il lato teatrale, la cerimonia nel rapporto coi fan. Ma così ferreamente codificato resta un gioco tutto sommato angosciante, visto da fuori. Impossibile non chiedersi come Sarah e le altre riescano a tirare avanti senza stancarsi.

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