Orso contro Squalo           _letture

 

Poteva essere una bella sorpresa il romanzo d'esordio di questo autore quarantenne proposto in Italia da Minimum Fax, ma finisce quasi inesorabilmente per affondare sotto il peso dei suoi stessi cliché. Scrittura frenetica e compulsiva quella di Bachelder, scaltra nella sua inclinazione mimetica verso i nuovi linguaggi della comunicazione, ma a lungo andare anche un po' pesante: buona l'idea di frazionare il romanzo in capitoli minimi dai titoli ironici ed illuminanti, ma la tendenza ad imitare la sovraesposizione dei mass media e delle strategie commerciali, la serialità dei flussi informativi, alla fine mostra la corda. Il messaggio di fondo è condivisibile ma risaputo, gli espedienti metanarrativi vivaci ma non troppo originali (lui è bravo comunque a smascherarli, aprendo un rapporto franco e smaliziato con il lettore) ed anche la vena satirica riesce in fondo alquanto insipida. Certo, si lascia leggere, non è lungo o particolarmente impegnativo e in qualche passaggio diverte: uno per tutti, lo scontro in tribunale tra la perfida avvocatessa e la torta al cioccolato "eroticamente glassata".   

‘Orso contro Squalo parte seconda’è insieme l’evento più atteso ed il passatempo preferito degli americani in un futuro imprecisato e forse prossimo, formula sotto copyright impacchettata e venduta alle grandi corporation ma anche moderno koan vagamente new age con corredo di simbolismo spiccio, cereali da colazione e cuscini ergonomici ufficiali. Passatempo oltre che evento, si diceva: pure limitandosi a pochi secondi di ferina virtuale ultraviolenza, come insegnano i media e la comune alienazione ritualizzata, l’attesa è tutto. Al lettore tocca viverne pulsioni e ottuse frenesie seguendo il viaggio dei Norman verso il grande spettacolo del Darwin Dome, Stato Sovrano di Las Vegas, “Polmoni contro Branchie nel deserto al neon”. I Norman, piccola agghiacciante tribù da sitcom delle più trite, archetipo della famiglia yankee più media della media, si sono aggiudicati quattro biglietti per la grande serata perché il figlio minore Curtis – forse il meno peggio del clan ma pur sempre atroce –  ha vinto il concorso nazionale per il miglior tema scolastico sul significato di ‘Orso contro Squalo’ per la società americana. Ed il romanzo si sviluppa dunque come resoconto di questo pellegrinaggio marziano, in diretta e in esclusiva, oltreché della delirante trepidazione di un’intero paese, caricaturale ma neanche poi troppo stando alle intenzioni dell’autore.
 
Quella evocata con enfasi grottesca e maliziosa nelle schizofreniche pagine di ‘Bear v. Shark’ è una realtà che, “diversamente dai vecchi televisori, non ha pulsanti di spegnimento”. Arriva come un’onda di piena di frastornanti idiozie e la si incassa passivamente, come i quintali di luoghi comuni che Bachelder individua nel nostro quotidiano di consumatori consumati e sovraccarica sino al paradosso in questo allucinante pastiche sardonico, traendo il possibile (forse anche il meglio) dalla propria vena pop surrealista e poco incline al politically correct. Il risultato è una delirante polifonia americana in cui tutti – ma proprio tutti – parlano senza avere nulla di veramente significativo da dire: ospiti radiofonici, camerieri, sponsor e testimonial di bassa lega, intellettuali morti come Thoreau o Roland Barthes, celebrità assortite del calibro di Neil Postman o D.F.Wallace e persino i cuscini ergonomici. Il tutto tracima in questo esasperato accumulo di parole in libertà, finti spot e quadretti nonsense, alcuni dei quali deliziosi, altri decisamente scontati. Nel bel mezzo, scampoli di metanarrazione, tripudio di esuberanti richiami fatici, poetici, conativi e metalinguistici, oltre ad una messe di allusioni ironiche e trucchetti volti ad esplicitare (citando Calvino e Barthelme) l’intento satirico di un testo che vorrebbe essere un pungolo (nel raccontare il ridicolo della nostra contemporaneità) ma riesce forse un po’ troppo facile, meccanico e calcolato, furbo più che intelligente. Alla fine della fiera la pagina più terrificante di un libro che si lascia leggere, ma entusiasma di rado, è quella in cui è riportato il tema di Curtis, con ‘Orso contro Squalo’ interpretato come ragione per vivere giulivi accantonando ogni problema, il panem et circenses che può aiutare un’intera nazione a coltivare illusioni sfiorite, a sentirsi ottimista, “avere la cultura” e, in definitiva, credere ancora alle stanche repliche del proprio grande e logoro sogno.

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